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Le priorità dell’Ue? Aborto e omosessuali

di Federico Cenci

Noi cittadini dell’Unione europea possiamo gioire. Il 21 e 22 ottobre, infatti, il Parlamento di Strasburgo prenderà di petto i dilemmi che gravano sulle nostre vite. Lo farà votando una risoluzione che, in caso di approvazione, solleciterà gli Stati membri a compiere scelte importanti. No, non si tratta di drastiche misure sociali. Niente di ciò che serve per rilanciare l’occupazione, né di un progetto di cooperazione per dirimere lo spinoso groviglio dell’immigrazione clandestina, nemmeno di un piano per aiutare le famiglie in difficoltà economica.

Chi pensa che siano queste le urgenze dell’europarlamento, del resto, non ha letto il programma di Stoccolma, il quale delinea le priorità dell’Unione europea per il periodo 2010-2014 circa lo “spazio di libertà, sicurezza e giustizia”. Da questo corposo documento approvato nel 2009 si evince chiaramente come la lotta contro l’omofobia e l’estensione dei diritti individuali rappresentino oggi le linee guida comunitarie. E la risoluzione che entrerà in Parlamento lunedì altro non è che un primo, significativo passo verso la loro applicazione.

Cosa prevede precisamente la risoluzione 2013/2040(INI)? Che, in nome della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, gli Stati dell’Unione promuovano aborto, contraccezione, fecondazione assistita e corsi scolastici obbligatori per catechizzare gli studenti ad avere «un’opinione positiva» sulle «persone LGBTI» (tradotto, omosessuali e trans).

Per quanto concerne l’aborto, il testo invita a renderlo «accessibile a tutti» consentendo alle donne di «decidere liberamente e responsabilmente il numero, il momento e l’intervallo tra le gravidanze». Gli obiettori di coscienza diventano quindi deterrenti da neutralizzare. Pertanto, «gli Stati membri dovrebbero regolamentare e monitorare il ricorso all’obiezione di coscienza nelle professioni chiave». Il documento manifesta inoltre «preoccupazione per il fatto che il personale medico sia costretto a rifiutarsi di prestare servizi per la salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti negli ospedali e nelle cliniche di stampo religioso in tutta l’Ue».

Non è finita. L’aborto, insieme ai contraccettivi, dovrà essere propagandato tra gli adolescenti. Si legge infatti che gli Stati membri dovranno «ricorrere a vari metodi per raggiungere i giovani, quali campagne pubblicitarie, marketing sociale per l’uso dei preservativi e altri metodi contraccettivi, e iniziative quali linee verdi telefoniche confidenziali». L’autorità di quei genitori contrari a simili modelli educativi è destinata a dissolversi tra le righe di questa risoluzione. Aborto e contraccettivi, infatti, dovranno essere forniti ai giovani senza distinzioni «rispetto al genere, allo stato civile, alla disabilità, all’orientamento/identità sessuale, e accessibili senza il consenso dei genitori e dei tutori».

In nome dei diritti individuali, insomma, si esortano gli Stati a dare un’impronta decisamente progressista alle loro politiche. Invero, li si invita anche ad «offrire scelte riproduttive e servizi per la fertilità in un quadro non discriminatorio e a garantire l’accesso ai trattamenti per la fertilità e alla procreazione medica assistita anche per le donne senza un partner e le lesbiche».

A proposito di omosessualità, il tema sarà destinato a entrare nelle scuole con le stimmate di un vero e proprio dogma laico; protetto e inviolabile. Corsi obbligatori di educazione sessuale, infatti, dovranno includere «la fornitura di informazioni non discriminatorie e la comunicazione di un’opinione positiva riguardo alle persone LGBTI, così da sostenere e tutelare efficacemente i diritti di giovani LGBTI». Gli insegnanti dovranno essere solerti paladini nella «lotta contro gli stereotipi» e contro le «barriere strutturali all’uguaglianza sostanziale, in particolare all’uguaglianza tra donne e uomini e tra ragazze e ragazzi».

Come se non bastasse, questi indottrinamenti degni di un regime totalitario non riguarderanno soltanto i giovani delle scuole, bensì anche i medici in via di specializzazione professionale. È richiesto agli Stati di «attuare programmi e corsi di educazione e formazione post-laurea obbligatori sui temi riguardanti la salute sessuale e i diritti riproduttivi indirizzati agli studenti di medicina e agli operatori sanitari».

Non c’è che dire, il programma di Stoccolma coglie proprio nel segno. Nell’Unione europea le vere urgenze, d’altronde, sono proprio quelle affrontate dalla risoluzione 2013/2040(INI). Più di qualcuno non sarà d’accordo. Ma non bisogna disperare. I corsi di educazione sono stati ideati apposta per correggere questi reduci reazionari.

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