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Le mani sulla Siria

di Giovanni Sorbello

Continuano i combattimenti tra l’esercito siriano e le milizie “ribelli” lungo il confine libanese. Nella giornata di ieri violenti scontri sono avvenuti nell’area strategica della provincia di Homs, che collega Damasco con l’enclave costiera, cuore degli alawiti di Siria, ed è anche sede dei due porti principali del Paese, Latakia e Tartus.

Nelle ultime due settimane i combattimenti si sono intensificati grazie all’offensiva dell’esercito siriano e dei comitati popolari intorno alla città di Quseir, vicino al confine tra Siria e Libano. I comitati popolari sono stati istituiti l’anno scorso in Siria per proteggere i villaggi siriani abitati da sciiti libanesi, divenuti negli ultimi mesi il bersaglio preferito dei terroristi del Libero esercito siriano.

Sempre nella giornata di ieri, l’agenzia Sana ha riferito che le truppe governative hanno preso  il controllo di quattro villaggi chiave, Qadesh, Mansourieh, Saadiyeh e Radwaniyeh, siti nella provincia di Homs. Sul lato libanese del confine, le scuole sono state evacuate nei villaggi sciiti di al-Qasr, Bouweydah e Hawch, a causa dei continui lanci di razzi e colpi di mortaio da parte dei “ribelli siriani”.

Gli Stati Uniti, ha dichiarato il Segretario di Stato John Kerry nel corso di una conferenza internazionale sulla Siria, sono pronti ad aumentare il sostegno militare all’opposizione siriana, nel tentativo estremo ed ormai sempre più improbabile, di cacciare il presidente Assad dal suo Paese.

Anche l’Unione europea è alla spasmodica ricerca di nuovi aiuti per sostenere le forze che combattono il legittimo governo siriano. Tra le nuove proposte paventate, ci sarebbe quella di importare e vendere il petrolio proveniente dal territorio controllato dai “ribelli”. L’operazione, non del tutto nuova poiché già sperimentata in altri teatri di guerra, si attuerebbe in stretto coordinamento con i leader dell’opposizione siriana.

Come ben ci insegna la storia, e qui in Italia ne sappiamo qualcosa, basta “liberare” un Paese dal “nemico” per acquisire il diritto ad occuparlo e saccheggiarlo.

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