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Le due Eurozone di Soros

di Salvo Ardizzone

George Soros non ha bisogno di presentazioni; il fondatore del Quantum Fund, a quasi 84 anni, anche se dice d’essersi ritirato, nel suo ambiente resta La Leggenda (come l’ha chiamato il nobel Paul Krugman) e mantiene intatta la capacità di mobilitare mercati e finanza in tutto il mondo.

Non è mai stato un visionario, ma un uomo estremamente lucido e pragmatico, come quando, negli anni ’90, portò a casa miliardi mettendo all’angolo sia la sterlina che la lira. Col tempo il suo fiuto non s’è mai perso, come sanno in tanti nel mondo degli affari, che s’allineano alle sue intuizioni mai frutto d’improvvisazione, ma di calcoli freddi quanto taglienti. E sempre legati alla realtà, senza badare se ciò che fa o dice sia in linea con le opinioni correnti.

Lo ha dimostrato ancora una volta all’European Council on Foreign Relation, con un’analisi sull’Euro e sull’Europa che dire schietta è poco.

Secondo lui (e lo sottoscriviamo in pieno, visto che lo diciamo tutte le volte che possiamo) l’Europa rischia la disintegrazione sotto l’impatto delle politiche d’austerità imposte dalla Merkel, che sono totalmente controproducenti. Occorre orientare diversamente la politica comunitaria, modificando meccanismi e regole, per dirottare i flussi di denaro della Bce sulle imprese, soprattutto quelle piccole e medie che sono l’ossatura dell’economia reale. Solo così si potrà creare sviluppo, solo così ci potrà essere ripresa. I capitali (che ci sono, e tanti) vanno indirizzati nella giusta direzione e non possono essere drenati dalle realtà produttive, pena la loro morte. E non basta! Continua con un attacco alla Germania, che ottusamente s’ostina a perseguire una via che porterà ad una spaventosa deflazione, ma per tutti.

Per lui il problema non è uscire o meno dall’Euro o dalla Ue, ma prendere semplicemente atto che esistono almeno due Europe e due aree Euro: una sorta di Eurozona Nord, che ha per riferimento la Germania, ed un’Eurozona Sud, che potrebbe esser guidata dalla Francia. Dunque non due valute, ma un Euro del Nord e un Euro del Sud (ma sempre Euro) che fluttuano entro bande di oscillazione concordate (vale a dire che possono variare entro dei limiti prestabiliti i rapporti di forza e di valore l’una sull’altra e nei confronti delle altre valute nel mondo); in tal modo i Paesi più deboli, o con economie organizzate ed orientate in maniera diversa, avranno un margine di recupero sulle bilance commerciali (in poche parole, non saranno più costrette a vendere all’estero i propri prodotti con una moneta il cui valore è tenuto troppo alto da altri) e rispetto ad ora, potranno godere di una forma di svalutazione monetaria che ne favorirà la competitività e la ripresa. Nella realtà non si tratterebbe neppure di questo, quanto di un allineamento dell’economia e della moneta alle realtà di Paesi assai più omogenei e simili che non adesso.

La proposta è semplice quanto dirompente, ed è esattamente quello che predichiamo da molto, molto tempo, venendo presi per matti il più delle volte. Una simile ricetta presupporrebbe certo un ripensamento ed una modifica radicale della struttura dell’Unione, ma è la forza delle cose che spinge al cambiamento di politiche ottuse e suicide. Certo, sono da mettere in conto le violentissime resistenze di chi ha tutto da guadagnare a mantenere la svalutazione competitiva (per loro si, e grande) che alcune economie (Germania in testa) godono ora, stando nell’Euro e nell’Eurozona come sono adesso: incompiute e bloccate in una terra di mezzo, con le sole regole che fanno comodo a Berlino. Ma diamine! Per una volta proviamo a fare la strada che ci è più congeniale!

È un discorso da approfondire, certo, ma per una volta siamo d’accordo in pieno con la pragmatica lucidità di Soros.

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