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Le diseguaglianze nel mondo aumentano e la povertà dilaga

di Salvo Ardizzone

L’abbiamo detto in ogni occasione, e ogni volta abbiamo ricevuto – purtroppo – le conferme dagli Organismi internazionali: le diseguaglianze nel mondo stanno esplodendo e la povertà dilaga. Un recente rapporto di Oxfam stima con dovizia di particolari che, nel 2016, l’1% della popolazione controllerà più ricchezze del 99% rimanente.

È un trend costante che ha rivoluzionato modelli di vita e la struttura stessa della società. Negli anni ’70, appena quarant’anni fa, era il 40% della popolazione a controllare il 60% delle ricchezze; da allora troppe cose sono cambiate e, inseguendo il liberismo più sfrenato, fasce sempre più ampie dell’umanità precipitano nel disagio e nell’indigenza, spesso proprio nei Paesi più evoluti.

È lo stesso Oxfam a rilevare che un sistema economico non può funzionare correttamente in presenza d’un simile squilibrio perché, come abbiamo detto tante volte, sono i redditi medio – bassi a stimolare fisiologicamente i consumi; quelli alti (soprattutto quelli altissimi) drenano ricchezza dal sistema per indirizzarla su impieghi diversi dall’acquisto di beni comuni e servizi.

Né si possono sventolare gli aumenti di Pil (quando ci sono) come un successo: la misura della produzione di ricchezza in sé è un metro bugiardo, perché nulla dice sul come e dove essa finisca, e non può neppure misurare la salute di un’economia, perché un sistema basato su rendita ed accumulazione è sbilanciato e fragile, soggetto a crisi improvvise che possono distruggerlo, gettandone il peso sulla collettività, soprattutto sulle fasce più deboli, come abbiamo sperimentato troppe volte negli anni passati.

C’è poi un colossale problema etico, che solo chi è in mala fede e non vuol vedere non coglie: troppa gente, a prescindere delle capacità personali, patisce amaramente d’essere nata nella famiglia o nello Stato sbagliato. E ancora: troppe di quelle enormi ricchezze sono tutt’altro che meritate; sono molti, moltissimi i Paesi, e non solo del Terzo Mondo, in cui l’apparato del potere è al servizio di gruppi, famiglie, organizzazioni ristrette, che lo usano a piacimento per arricchirsi. Anche nelle Nazioni sviluppate la distribuzione e l’accumulo della ricchezza avviene assai più per privilegi, reti di relazioni, scambi e accordi inconfessabili alle spalle della collettività, che in base al merito o alle competenze.

In una simile situazione, che è in rapido peggioramento perché è lo stesso sistema economico universalmente adottato che lo comporta inevitabilmente, è la  democrazia a divenire una finzione; come ha detto Joseph Stiglitz, è “il governo dell’1%, da parte dell’1%, a favore dell’1%”. C’è solo da sperare che la gente prenda coscienza e determini un’inversione di tendenza prima che il tanto osannato “Mercato”, lasciato ostinatamente libero da ogni serio controllo, finisca per divorare se stesso in una colossale crisi definitiva.   

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