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L’Austria si conferma più irrequieta della “sorella” Germania

di Mauro Indelicato

La sorella Austria non fa bene i compiti come il suo fratello maggiore; hanno votato nel giro di una settimana, ma mai come in questo momento sembra esserci un autentico abisso tra Berlino e Vienna. L’unico punto in comune, sarà l’alleanza tra i due principali partiti, antagonisti fino a qualche anno fa ed oggi invece alleati di governo, ossia i socialdemocratici (Spoe) ed i Popolari (Oevp), i quali hanno perso molti punti, ma insieme ancora riusciranno a formare un esecutivo. Vienna sarà retta dunque da una grande coalizione, sul modello tedesco tra il 2005 ed il 2009 e quello che probabilmente a breve nascerà in quel di Berlino dopo le elezioni di due settimane fa.

Ma, per l’appunto, vi è una differenza molto importante tra la situazione austriaca e quella tedesca; vale a dire, in Austria avanza l’estrema destra ed assieme a lei tutte le formazioni anti-euro, le quali messe assieme arrivano a superare abbondantemente il 30%. Mentre in Germania l’euroscetticismo era solo nei sondaggi, dando invece alle elezioni soltanto il 4,8% all’unica formazione no Euro, a Vienna l’opposizione è interamente euroscettica, sostenitrice del ritorno alla sovranità monetaria. Un vero trionfo quello del maggior partito di questo fronte, i liberali del Fpoe, l’ex partito del defunto Hider, i quali arrivano al 22% dei consensi; entrano in parlamento anche i liberali del Neos, oltre la lista del team Stronach.

Insomma, un parlamento rivoluzionato, che meglio esprime, nel contesto europeo, la divisione più importante che in politica sostituirà il dualismo destra/sinistra, ossia europeisti/antieuropeisti. Ma come mai in Austria si assiste ad una situazione di gran lunga diversa e sicuramente meno affine ai voleri di Bruxelles, da quella che è uscita dalle elezioni tedesche? La ragione va ricercata probabilmente nell’assetto politico tradizionale del Paese alpino; infatti, a Vienna la destra non è mai stata messa ai margini, grazie anche al lavoro di Haider, il quale ha trascinato l’Fpoe dal 6% del 1986 al 27% del 1999. Personaggio, non a caso, preso come minaccia per l’Europa dai media occidentali, i quali lo paragonavano al serbo Milosevic (il “mostro” che andava di moda in quegli anni, prima che arrivasse Bin Laden), Haider già vent’anni addietro parlava del pericolo proveniente dall’unione monetaria e dalle istituzioni europee; nel 2008 aveva fondato un nuovo partito, la Bzoe, arrivato al 10% dei consensi, prima che un incidente stradale causava la sua morte.

Insomma, in Austria le posizioni antieuropeiste sono radicate da tempo, governano in molte regioni ed in molti enti locali, lo stesso Haider è morto da governatore della Carinzia in carica, ed ecco quindi che, in un periodo come quello attuale, da Vienna si erge il grido pacifico contro l’attuale sistema europeo. Gli austriaci, i quali da sempre si considerano molto legati al vecchio continente, in quanto traino politico e culturale per diversi anni prima del conflitto mondiale, forse avvertono una maggiore sensibilità nelle tematiche che rappresentano il futuro e l’importanza internazionale del vecchio continente e dunque ecco il perché di una presa così forte nell’opinione pubblica delle istanze che giudicano scellerate le attuali politiche messe in atto dalle istituzioni comunitarie.

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