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L’ambiguità di Obama su Israele e Palestina

A meno di un mese dalle elezioni presidenziali, Barack Obama sa che non ci sarà un altro momento per marcare la mano sulla questione palestinese. Solo qualche settimana fa il governo degli Stati Uniti ha stanziato un pacchetto di 38 miliardi di dollari destinati alla sicurezza militare di Israele. Il più consistente programma di assistenza militare finanziato dalla Casa Bianca, quasi 5 miliardi di dollari l’anno. Qualche giorno dopo, in un  in un discorso tenuto davanti all’Assemblea delle Nazioni Unite, Obama dichiara che “Israele non potrà occupare in modo permanente la terra palestinese”. Tono insolito per il leader del più grande alleato politico e militare di Israele. Un affondo lieve e goffo, ma pur sempre un affondo, che arriva dopo l’annuncio da parte di Netanyahu dell’espansione degli insediamenti israeliani nella parte Est di Gerusalemme.

Incontro tra Obama Abbas e Netanyahu
Meeting Obama Abbas Netanyahu

La presenza israeliana a Gerusalemme Est

Secondo un report pubblicato dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu, il numero di residenti israeliani nei quartieri palestinesi di Gerusalemme Est è cresciuto di circa il 40% dal 2009 a oggi. Il rapporto, stilato dalle ong israeliane Peace Now e Ir Amin, sottolinea come il numero di unità abitative destinate agli ebrei sia quasi raddoppiato nello stesso periodo di tempo. Fino al 2009 erano 102 le abitazioni che ospitavano circa 2000 residenti israeliani. Da allora, secondo i dati raccolti dalle ong, circa 68 famiglie palestinesi sono state sfrattate per far posto a 778 israeliani.

L’ultima chance di Obama

Nonostante i toni seri usati da Obama dopo l’annuncio dei nuovi insediamenti da parte di Israele, il comportamento del governo americano manca ancora un volta di incisività. In molti si aspettavano che Obama approfittasse degli ultimi mesi del suo mandato per lasciare un segno, sopratutto in relazione alla questione palestinese. Invece si è fermato a qualche rimprovero formale, dopo un sostanziale aiuto militare. Nessun passo nella direzione di quella pace che l’assegnazione del premio nobel richiama. Nessun segno lasciato da Obama nella storia del conflitto tra Israele e Palestina.

E dopo il disastro causato dagli accordi di Oslo del 1993, forse sarà di nuovo il cognome Clinton a segnare il destino di Palestina e Israele.

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