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L’acqua, non è un pozzo senza fondo

L’acqua – Nella società liquida in cui siamo immersi, tendiamo spesso a confondere il reale con il virtuale. L’espressione navigare in rete è curiosa ed emblematica. Nel World Wide Web ci si muove facendo surfing, usando la nostra tastiera come una tavola, capace di scivolare veloce tra le correnti di un mare che è fatto di impulsi e dati ma privo d’acqua, un mare virtuale per l’appunto. Ed è curioso sapere che esiste un tipo di acqua, comunissima acqua, che viene anch’essa definita virtuale, nonostante non lo sia. Semplicemente è nascosta e quindi invisibile.

Acqua virtuale e di impronta idrica

I concetti di acqua virtuale e di impronta idrica indicano il volume totale di acqua dolce utilizzata per produrre i beni e i servizi consumati da un individuo, da una comunità o da un’impresa. Si tratta di una quantità impressionante di acqua che si cela negli alimenti e nei prodotti di cui ci circondiamo.

Alcuni esempi ci restituiranno la dimensione delle cose. Una tazzina di caffè necessita di 140 litri d’acqua per essere prodotta, un chilo di Parmigiano Reggiano ha bisogno di diecimila litri d’acqua, mentre per produrre un chilo di carne si devono impiegare 15400 litri. Ma come vengono calcolate queste quantità? Prendiamo il caso di un chilo di carne di manzo. Il manzo ha bisogno di tre anni per arrivare alla macellazione. In questi tre anni consumerà mangimi e fibre, per produrre i quali si impiegano 3.060mila litri d’acqua, ai quali si devono aggiungere 24mila litri per dissetare l’animale e i settemila litri per la pulizia e la macellazione. In totale servono 3.091mila litri d’acqua per ottenere 200 chili di carne.

Dal momento che sono cifre talmente grandi che finiscono per non essere comprese, per capire di cosa stiamo parlando, possiamo cercare di visualizzare un muro fatto con bottiglie da un litro appoggiate le une sopra le altre su una linea di 14 metri di lunghezza. Alla fine otterremmo un muro alto 23 metri. Ecco quanta acqua s’impiega per produrre un solo chilo di carne di manzo.

L’acqua virtuale che si nasconde dietro a centinaia di alimenti

Gli studi condotti dai ricercatori hanno permesso di calcolare l’acqua virtuale che si nasconde dietro a centinaia di alimenti. Le quantità sono maggiori per le carni rosse, e diminuiscono notevolmente quando si parla di frutta e verdura. Occorrerebbe avere un consumo un po’ più critico degli alimenti di cui ci nutriamo, cercando di diminuire la quantità di acqua necessari per produrli. Le carni preferibili sono quelle degli animali che si sono nutriti al pascolo e che hanno ingerito una grande quantità di acqua già presente sul terreno sotto forma d’erba.

Ma un altro accorgimento si rende necessario: evitare gli sprechi. Il 30% del cibo che compriamo viene buttato, per non parlare degli alimenti che deperiscono nei magazzini e tra gli ingranaggi della grande distribuzione.

Non è un bene infinito

Oppure possiamo continuare a pensare che l’acqua è presente in grande quantità sul nostro pianeta, dall’atmosfera agli oceani, dai ghiacciai a quella che si insinua tra le falde del terreno. Ma la verità è che non stiamo parlando di un bene infinito che si crea dal nulla. Solo il 2,5% di tutta l’acqua terrestre è acqua dolce e una minima parte, solo lo 0,1%, è direttamente accessibile per il consumo umano. L’acqua non si crea dal nulla, tanto che tutta l’acqua oggi presente sulla terra è la stessa che esisteva quando il pianeta si è originariamente formato.

In una danza perenne alimentata dal sole che va sotto il nome di ciclo idrologico, l’acqua si muove in continuazione, cambiando il suo stato e facendo lei il surfing in giro per il mondo. L’acqua è dunque una quantità finita, a fronte di un aumento considerevole della popolazione umana, che è incrementata di 4 miliardi negli ultimi sessant’anni. Le proiezioni per il futuro non sono rincuoranti. Eravamo 1,6 miliardi attorno al 1900, siamo ora 7,3 e le stime ci attestano a 8,5 entro il 2030, 9,7 entro il 2050 e oltre 11,2 miliardi entro il 2100.

Il ritmo col quale consumiamo le riserve idriche è talmente alto che supera già adesso la velocità con la quale la natura ci restituisce acqua “nuova” attraverso il ciclo idrologico. Ignorare il problema e rimandare a domani la ricerca di possibili soluzioni non farà altro che peggiorare un quadro già critico. Procedendo avanti di questo passo, finiremo per riconoscere il valore dell’acqua solo quando il pozzo sarà asciutto.

di Adelaide Conti

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