La Turchia verso elezioni anticipate
La Turchia s’avvia a nuove elezioni anticipate; ad annunciarlo è stato il premier incaricato Davutoglu (dell’Akp, il partito di Erdogan) al termine dell’incontro con i leader del maggior partito dell’opposizione, i popolari repubblicani del Chp, conclusosi con un fallimento per la sostanziale indisponibilità di Davutoglu a formare una coalizione per un Governo di legislatura.
Adesso il Premier incaricato ha tempo fino al 23 agosto per formare un Governo prima che si rendano obbligatorie nuove elezioni, ma, scartati in partenza i curdi dell’Hdp, neanche con i nazionalisti dell’Mhp sembra possibile un’intesa.
In realtà, come tutti sostengono, è stato lo stesso Erdogan a pilotare le consultazioni per farle fallire e puntare a nuove elezioni a novembre, nel tentativo di strappare quella maggioranza assoluta al Parlamento che gli è sfuggita clamorosamente con la bruciante sconfitta elettorale del 7 giugno scorso, quando l’Akp, il suo partito, ha perso 9 punti percentuali.
È per prepararsi la campagna elettorale che il Presidente turco, dietro il paravento di colpire l’Isis, ha lanciato una resa dei conti contro i militanti curdi del Pkk in Siria, in Iraq e nella stessa Turchia, riaccendendo volutamente un conflitto sanguinoso che era ormai sopito.
Pestando sul tasto del nazionalismo e della guerra, Erdogan tenta di riacquistare i consensi persi per gli scandali, l’assurda gestione della cosa pubblica e la disastrosa conduzione della politica estera, che ha visto la Turchia appoggiare l’Isis ed isolarsi da tutti gli altri vicini.
È l’ennesimo intrigo del “sultano” di Ankara che, pur si inseguire i suoi sogni di potere, sta distruggendo una democrazia con leggi liberticide, sta fomentando divisioni e riaccendendo antiche guerre sanguinose.