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La tanto attesa “Primavera Araba”

di Valentina Trovato

Trascorsi due anni dall’inizio da quella che era stata definita dagli occidentali “primavera araba” caratterizzata da ribellioni a catena che hanno visto il loro epicentro in Tunisia, per poi estendersi ad Egitto e Libia, si sarebbe tentati di credere che le sommosse da parte di queste popolazioni siano state solo un  sogno utopico per affermare valori sempre negati come la dignità e democrazia, molto distanti dalla reale situazione di regimi dittatoriali e stati di polizia ai quali questi popoli sono sempre stati sottoposti.

Marc Lynch docente di Scienza Politica attento studioso da oltre un 20ennio degli eventi che toccano le piazze del Medio Oriente, in “the Arab uprising” analizza come in ognuno dei Paesi vi fossero tensioni precedenti che hanno poi portato le popolazioni ad insorgere; afferma inoltre che dovremo aspettare dieci anni utili per la stabilizzazione del sistema politico all’interno del quale dovranno formarsi partiti differenti da quelli estremisti che facciano in modo da garantire la democrazia.

Sui popoli medio orientali stanchi e profondamente indignati per le proprie condizioni sociali, internet è stato lo strumento che ha fatto leva sul pensiero dei singoli individui di non essere soli e quindi di potersi unire con gli altri “fratelli” e di poter fare uscire oltre i confini del proprio Paese ciò che accadeva, è cresciuta così in loro una grande speranza.

La situazione sul continente Africano continua ad essere di negazione al diritto alla vita, all’esistenza e alla dignità dei popoli che vivono sui territori del continente: purtroppo la realtà in questi Paesi non è mutata, caos e violenza stanno caratterizzando il dopo rivoluzione.

Assistere a situazioni nelle quali il “dittatore di turno” al potere va contro i civili del proprio Paese, o ancora vedere degli estremisti che credono di ribellarsi contro il potere e poter far valere la propria voce uccidendo il proprio avversario, è sinonimo di una non-civiltà.

Spesso negli attentati – come in quelli dello scorso maggio – non si riesce nemmeno ad essere certi sul numero delle vittime, ma che si parli di una vittima o di dieci o di cento civili uccisi è davvero aberrante.

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