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La sporca guerra di Obama in Venezuela

di Cristina Amoroso

In Venezuela la guerra sporca ha preso l’avvio nel dicembre del 1998 con l’elezione di Chavez, sopravvissuto al tentativo di colpo di Stato voluto da Washington nell’aprile del 2002, allo sciopero generale, al blocco del petrolio, al fallito referendum nazionale dell’agosto del 2004… Chavez doveva morire! Ed è morto dopo quattro interventi chirurgici in 18 mesi che non lo hanno salvato da una morte voluta e annunciata, come lui stesso sapeva e come Maduro ripeteva spesso, “è stato avvelenato da forze oscure per colpire il popolo venezuelano e l’America Latina”.

Anche Maduro deve morire! Deve morire perché il suo governo non è un tirapiedi servile di Washington, che deve schiacciare il Bolivarismo, privatizzare le imprese statali, sostituire la durezza capitalistica alla giustizia economica e sociale. Deve morire per i 300 miliardi di barili e per le riserve di petrolio pesante stimate fino a 1360 miliardi di barili. Un prezzo troppo alto perché i presidenti bolivariani del Venezuela rimangano in vita.

E così Obama continua la politica dei suoi predecessori, autorizzando l’inasprimento delle operazioni. Ed ecco le violente proteste destabilizzanti manipolate dagli Stati Uniti attraverso l’opposizione venezuelana e non solo. Lo scenario è lo stesso di Majdan a Kiev: provocare malcontento di piazza, per la scarsità di generi alimentari e disservizi procurati artificialmente, attacchi contro agenzie governative, pneumatici in fiamme. Il tutto ben organizzato e sincronizzato. Morti e feriti, mente John Kerry afferma mentendo: “Il governo venezuelano ha affrontato i manifestanti pacifici con forza e in alcuni casi con vigilantes armati che sostengono il governo”.

Da chi ricevono concretamente le istruzioni i cospiratori contro il regime bolivariano? Sono istituzioni “benefiche” americane per lo sviluppo della democrazia: il National Endowment for Democracy (Ned)il National Democratic Institute (Ndi), l’International Republican Institute, l’Agenzia per lo sviluppo internazionale (Usaid), e ovviamente la Cia e l’Fbi sostengono economicamente e politicamente la guerra in Venezuela, affermano alcuni analisti, come Stephen Lendman. Ma il Paese resiste. Dopo le rivolte di febbraio Maduro ha attaccato ciò che ha definito “complotto per un colpo di Stato” dell’opposizione di estrema destra, e promosso il “piano nazionale di pacificazione” per ridurre la criminalità e contrastare la violenza politica. Ha detto ai sostenitori che per costruire la pace in Venezuela, le divergenze politiche devono essere risolte attraverso una battaglia delle idee, e non delle armi. “Chiediamo a tutti in Venezuela di combattere con idee e valori, in un dibattito serio e nel rispetto dei diritti delle persone, senza violenze“, ha dichiarato Maduro. Si parla delle agenzie di sicurezza nazionale venezuelane che pare abbiano arrestato almeno 60 stranieri armati, terroristi reclutati da tutto il mondo per il Venezuela.

Le agenzie di sicurezza venezuelane hanno ricevuto informazioni sulle attività delle stazioni della Cia in Colombia, Honduras, Messico, Panama e molti altri Paesi, per il trasferimento “controllato” di combattenti dei cartelli della droga in Venezuela. Nella pratica dell’intelligence statunitense, “le statistiche del massacro” sono un aspetto importante della guerra di sabotaggio contro il Paese da destabilizzare. Come a Kiev i morti sono “scelti” su entrambi i lati delle barricate.  Circa 40 sono stati i morti per colpi di arma da fuoco in due mesi di proteste. Nel frattempo emergono le trame golpiste. Il leader politico dell’opposizione Maria Corina Machado ha perso il suo posto nella legislatura del Venezuela e non è più immune da procedimenti giudiziari per il suo presunto ruolo nel fomentare la violenza e incoraggiare le proteste anti-governative. Il Presidente dell’Assemblea Nazionale, Diosdado Cabello, ha dichiarato che Machado non è più un deputato dopo aver parlato contro il governo durante una riunione dell’Organizzazione degli Stati Americani (Oas). Cabello ha chiesto che Machado fosse indagata con l’accusa di terrorismo e omicidio, come pure di  incitamento alla violenza e reati connessi.

“Indagheremo e arriveremo alla chiarezza”, ha aggiunto, “Non ci sarà impunità in Venezuela, e questo è il messaggio che inviamo al popolo, di essere calmo e rimanere fiducioso nella leadership di Maduro”.
In seguito il Cordinatore Nazionale del Psuv Jorge Rodríguez, in diretta televisiva, ha mostrato pubblicamente la casella mail di Maria Corina Machado e documentato l’esistenza di legami finanziari con Kevin Whitaker, ambasciatore degli Stati Uniti d’America in Colombia, manifestando in scambi con alti funzionari e personaggi di spicco della politica venezuelana, la possibilità di attingere a fondi economici facenti capo a Washington per favorire il colpo di Stato a Caracas.

“Machado sarà giudicata come un assassino e un terrorista. Sarà processata per crimini contro l’umanità, cospirazione e destabilizzazione”. Aveva annunciato Corbello. La “pasionaria” smentisce ma i suoi messaggi di posta elettronica resi pubblici hanno questi toni: “La Strategia internazionale non sta funzionando. Richiede troppo tempo… Sono stufa di aspettare, dobbiamo portare fuori questa spazzatura – a partire dalla voce uno e approfittando della situazione mondiale con l’Ucraina e la Thailandia il più presto possibile… Ci vuole violenza di strada, in metropolitana, metrobus, scuole bolivariane superiori, università pubbliche, e ovunque… Noi invaderemo ovunque con le donne che esprimono disperazione di vivere in un Paese senza libertà…”, evidenziano come l’asse reazionario in Venezuela sia forte, organizzato e pronto a far fronte a qualsiasi eventuale spesa per garantire la destabilizzazione nelle strade del Paese.

Su tutta la vicenda commenta il ministro degli Esteri venezuelano, Elias Jaua, in un’intervista a Rt. La crisi in Ucraina è stata orchestrata dall’estero, dagli Stati Uniti e dai suoi alleati, e, anche il Venezuela è vittima di quello che è successo in Ucraina, “In Ucraina c’è stato un colpo di Stato, una turbativa dell’ordine costituzionale incoraggiata dall’esterno, dagli Usa, al fine di disturbare la Russia e le conseguenze dell’avventura incoraggiata dagli Stati Uniti e dalla Nato ricadono ora sul popolo ucraino”, prosegue Jaua “non è un caso che le due crisi in Venezuela e in Ucraina si siano verificate in parallelo”.

Per quanto riguarda le sanzioni occidentali contro la Russia, Jaua fa notare che Mosca “non può essere isolata perché la volontà della maggioranza dei Paesi della comunità internazionale è quella di non accettare tale azione unilaterale e illegale”. Infatti, ha detto il ministro, “non c’è nulla nel diritto internazionale che autorizza gli Stati Uniti ad adottare sanzioni unilaterali”. Secondo il Ministro del Paese latinoamericano, “l’importante ruolo che la Russia ha iniziato a giocare in un mondo multipolare, multicentrico, più equilibrato, è il più fastidioso per gli Stati Uniti”.                                         “No alla violenza! No al colpo di Stato in Venezuela! Sì al dialogo, alla pace e rispettando la volontà democratica della maggioranza!”, affermiamo con Maduro.

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