La situazione in Palestina dopo le rivoluzioni popolari del Medio Oriente e Nord Africa
L’inizio dei movimenti di protesta popolare nei paesi arabi ha provocato la reazione negativa di Tel Aviv. Il vertice del regime israeliano ha perso Mubarak, il suo vero alleato nella regione. Ben Ali era l’amico in Tunisia, e ha perso il potere anche lui, e questo continua anche per paesi come la Giordania e l’Arabia Saudita
Dopo l’espansione delle proteste popolari nei paesi arabi, il regime israeliano ha deciso di prendere dei provvedimenti per impedire che queste proteste si espandino ulteriormente, perciò ha deciso di prendere i provvedimenti atti ad allargare le differenze all’interno di queste rivoluzioni. Il generale dei servizi segreti dell’esercito israeliano in una conferenza presso il Centro studi di Herzliya ha parlato della necessità d’infiltrarsi in queste rivoluzioni, provocando delle suddivisioni e delle scissioni al loro interno per impedire che Israele venga colpita.
Secondo questo generale, bisogna fare in modo che questi gruppi si contrappongano l’uno all’altro, essendo questa l’unica chance per il regime sionista di essere vincitore e causare la divisione tra questi paesi. Il regime sionista è severamente preoccupato per il suo futuro e per il movimento del Risveglio Islamico.
L’altra soluzione per il regime israeliano per cercare di deviare le rivoluzioni popolari del Medio Oriente è quella collegare questi movimenti al terrorismo.
Il regime ha intenzione di presentare queste rivoluzioni come un fattore d’instabilità che minaccia non solo la sicurezza della Palestina bensì tutto il mondo.
L’influenza delle rivoluzioni dei paesi arabi sulla sicurezza del regime israeliano è valutabile in aspetti nazionali e internazionali.
Da una parte il regime israeliano deve affrontare le proteste popolari interne causate dalla speculazione e dai rincari dei prezzi degli immobili, e dall’altra le rivoluzioni popolari dei paesi arabi stanno avendo effetti per il regime, tra cui quelli più importanti sono:
1- La pace Nazionale in Palestina
L’accordo tra movimenti come Hamas e Fatah ha allarmato il regime e i suoi alleati occidentali.
Uno dei fattori più importanti favorevole al regime israeliano è proprio la presenza di contrasti e divergenze tra i gruppi maggioritari della Palestina. I due gruppi Fatah e Hamas dal 2006 in poi hanno speso la maggior parte delle loro forze più nel contrastarsi reciprocamente che nel contrastare Israele.
Dal 2006 i paesi arabi, e altri paesi come la Turchia e l’Iran, hanno cercato di riappacificare questi gruppi, uno sforzo vano che non ha raggiunto mai l’obbiettivo, anche se dopo i recenti avvenimenti nella regione il processo di conciliazione tra i diversi gruppi è ripreso con una velocità inaspettata.
2- L’incremento delle manifestazioni e i sentimenti anti-israeliani nei paesi arabi
La giornata mondiale di Quds (ultimo venerdi del sacro omese di Ramadan) e il giorno della Nakba (anniversario dell’istituzione del regime israeliano) sono due giornate che vengono celebrate tra i musulmani in molti paesi arabi e islamici. Però le manifestazioni si svolgevano di nascosto, anche perché la maggior parte dei paesi arabi avevano un governo timoroso dei paesi occidentali e di Israele. Ma dopo il movimento del Risveglio islamico queste manifestazioni si svolgono con la presenza massiccia del popolo
3- Cambiamenti nelle coalizioni regionali del Medio Oriente
Prima del cosiddetto Risveglio islamico esistevano due correnti in Palestina: una era la corrente della pace, composta da paesi come l’Egitto, l’Arabia Saudita, la Giordania, il Bahrain, lo Yemen e alcuni paesi arabi; l’altra era la corrente della resistenza composta dall’Iran, dalla Siria, da Hamas e da Hezbollah.
La corrente della pace e della conciliazione continua la sua attività ancora senza nessun esito, e dopo i cambiamenti recenti in Egitto l’ingresso di questo paese nella corrente della resistenza sembra molto probabile.
In Giordania sta succedendo la stessa cosa, e le proteste per rompere ogni rapporto con il regime israeliano stanno crescendo e il regime non ha altra scelta che uscire dalla corrente della pace e della conciliazione e aderire alla corrente della resistenza.
Visto il contenzioso esistente tra la Turchia e Israele, non pare che la Turchia riesca ad avere una relazione forte con il regime, e tutto ciò sta causando dei cambiamenti radicali nelle coalizioni regionali che non sono assolutamente a favore del regime israeliano. Di fatto oggi nessun paese nel Medio Oriente e del Nord Africa può rimanere indifferente nei confronti della Palestina.
4- La presenza di correnti islamiche al potere
La caduta di Mubarak è stata un colpo duro alla sicurezza per Israele,e il colpo di grazia per Tel Aviv c’è stato quando gli islamisti sono saliti al potere e i loro candidati hanno vinto le elezioni.
I nuovi vertici al potere in Tunisia hanno una visione particolare della Palestina. La Tunisia era il primo paese ad aver sperimentato il fenomeno del Risveglio islamico, e i nuovi dirigenti saliti al potere hanno una visione particolare della Palestina, e indubbiamente questa visione per i prossimi governi dei paesi arabi può essere la base su cui costruire delle nuove prospettive.
Dopo la rivoluzione della Tunisia e la sovranità dell’Islam nel tessuto politico e sociale di questo paese, la maggior parte delle correnti politiche e sociali in questo paese ha espresso il suo disaccordo con ogni genere di rapporto con il regime israeliano. Per questo motivo hanno riportato delle modifiche nella Costituzione affinché ogni rapporto con Israele venga considerato un fatto illegale e criminale.
Nella visita di Isma’il Haniyeh in Tunisia, egli ha definito questo paese un sostenitore della Palestina, e da parte sua il governo della Tunisia ha dato notizia dell’apertura dell’ufficio di rappresentanza di Hamas in Tunisia.
Fonte: Associazione Islamica Imam Mahdi