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La Russia entra in campo anche in Iraq

di Salvo Ardizzone

Il 26 giugno il Primo Ministro iracheno Maliki ha annunciato l’acquisto di dodici aerei d’attacco Sukhoi Su-25 Frogfoot dalla Russia e Bielorussia per un importo di circa 500 mld di $; si tratta di una soluzione di emergenza per fornire un immediato supporto aereo alle truppe irachene incalzate dall’Isil, visto che le consegne di F-16Iq ed elicotteri Ah-64 Apache, contemplati da un contratto vecchio di ormai 3 anni, continuano a slittare stranamente.

I Froogfoot sono una versione sovietica dei famosi A-10 americani sia pur assai meno sofisticati; come detto, sono aerei da attacco al suolo con capacità Cas (close air support, ovvero supporto aereo ravvicinato); quelli contemplati nella fornitura sono velivoli dismessi dall’aviazione russa e bielorussa, i primi cinque sono già arrivati il 28 giugno a bordo di un An-124 dell’aeronautica russa insieme ad armieri e specialisti e dovrebbero essere operativi addirittura entro la settimana da una base del sud dell’Iraq. A quanto è dato sapere, verranno a breve seguiti dagli altri e da almeno 10 elicotteri d’attacco Mi-28 Havoc e Mi-35 Hind.

Anche se si tratta di macchine rustiche e di facile manutenzione, per poter essere operativi in così poco tempo è evidente che è impossibile che possano essere guidati da personale iracheno non addestrato al volo su tali velivoli; vi sono infatti parecchie voci che parlano di piloti bielorussi e specialisti russi. Inoltre, visto che è praticamente impossibile integrarli con le dotazioni dell’aviazione di Baghdad, interamente fornite dagli Usa, è chiaro che per farli volare servirà un pacchetto logistico completo costituito da tecnici, armieri, carburante, munizioni, pezzi di ricambio e rete C2 di comunicazione e controllo per coordinare gli attacchi ed evitare vittime da fuoco amico. Come dire che i russi mettono in qualche  modo “scarponi sul campo” o, se vogliamo, nei cieli in Iraq.

È una conferma a stretto giro delle dichiarazioni del Vice Ministro degli Esteri Serghei Ryabkov, in visita in Siria, che ha dichiarato: “Non rimarremo passivi di fronte ai tentativi di diffondere il terrorismo nella regione da parte di certi gruppi”. In realtà, l’atteggiamento di Mosca è assolutamente coerente con quanto sta già facendo sostenendo Damasco: identici sono gli avversari, identica la scelta di campo e gli scopi. L’esatto opposto di quanto operato dagli americani che, in Siria, a rimorchio dei Sauditi e degli altri Emiri, armano e sovvenzionano la stessa parte che poi passa in Iraq a combattere il Governo di Baghdad; in Iraq, invece, promettono armi e aiuti che mandano col contagocce e fanno mancare nel momento critico.

La mossa di Putin rispecchia la volontà di giocare da protagonista la partita nello scacchiere medio orientale; lo stato confusionale dell’Amministrazione Usa nella crisi irachena, è figlio delle insanabili contraddizioni originate dal dover andare a rimorchio degli interessi del Golfo e d’Israele, sotto la pressione delle potentissime lobby loro alleate.

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