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Libano, complotti per infiammare il Paese

Da tempo assistiamo ad alcuni tentativi di seminare discordia settaria in Libano, sfruttando qualsiasi incidente o crimine per accusare una parte piuttosto che un’altra, seminando paura e sedizione tra i cittadini. Possiamo fare innumerevoli esempi, dall’esplosione del porto di Beirut ai fatti di Khaldeh, all’agguato di Tayouneh, all’incidente di Akoura, alle violenze del campo di Ain El-Hilweh, per finire con l’agguato di Kahala, in cui i giovani della Resistenza sono stati aggrediti sulla strada internazionale tra Beirut e Damasco.

C’è sempre chi esce a spargere veleno e odio settario. Seminano sedizione per irrigidire l’atmosfera e lanciare accuse contro la Resistenza per distorcerne l’immagine.

È come se tutto ciò che sta accadendo sia dietro alcune camere nere di “informazioni sconosciute” per servire determinati progetti e interessi di attori stranieri e dei loro rappresentanti locali. Ma chi trae vantaggio da tutte queste questioni e tenta di accendere il fuoco della sedizione nel Paese? E a chi giova prima di tutto accusare Hezbollah di ogni piccola e grande cosa nel Paese, nella regione e nel mondo? E chi beneficia della tesa situazione della sicurezza all’interno del Libano? Chi trae vantaggio dal tentativo di accendere il conflitto settario?

Ricordiamo a coloro che lavorano per attuare le politiche americane in Libano, che gli Stati Uniti si preoccupano solo dei propri interessi e di preservare la sicurezza dell’entità israeliana. Alla fine, vi venderà come ha venduto tutti i suoi agenti in Iraq, Afghanistan, Vietnam e altri Paesi.

Vogliono sottomettere il Libano

Sarebbe più vantaggioso e dignitoso per i libanesi cercare di garantire solo gli interessi del proprio Paese che si realizzano attraverso la solidarietà. Gli affari interni e la ricerca di ciò che unisce, non di ciò che divide, di tutto ciò che divide è un interesse puramente israeliano, e ne beneficiano solo i nemici e gli avversari del Libano. Quindi, le forze politiche e i vari media dovrebbero adottare toni razionali e non istigazioni settarie.

Il Libano è impantanato in una crisi economica che la Banca mondiale ha definito una delle peggiori della storia recente, che arriva tra sanzioni paralizzanti imposte dagli Stati Uniti e dai suoi alleati.

La sterlina libanese ha perso oltre il 95% del suo valore sul mercato nero dal 2019. Secondo le Nazioni Unite, la crisi finanziaria in corso in Libano ha fatto sì che i tassi di povertà raggiungessero oltre l’80% della popolazione, con i prezzi dei prodotti alimentari aumentati del 2mila percento.

I creditori sotto l’influenza degli Stati Uniti come il Fondo Monetario Internazionale hanno condizionato il rilascio di miliardi di dollari in prestiti d’emergenza a specifiche riforme, che renderebbero il Paese dipendente dall’Occidente. Sottomettersi o morire di fame, questa è la politica estera americana.

di Redazione

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