La Casa Bianca aumenta gli aiuti militari a Tel Aviv
di Cinzia Palmacci
Il consigliere per la sicurezza nazionale del presidente degli Stati Uniti Barack Obama, Susan E. Rice e Shaun Donovan, Direttore dell’Ufficio di Gestione e Bilancio, lo scorso venerdì hanno scritto una lettera spiegando che l’amministrazione è pronta ad aumentare il pacchetto di aiuti militari per Israele. Nella lettera hanno dichiarato che sarebbero disposti a firmare un nuovo accordo, che “costituirebbe il più grande impegno di assistenza militare nella storia degli Stati Uniti”. Inoltre hanno aggiunto che “attraverso parole e opere, questa amministrazione ha fatto di più per la sicurezza di Israele di ogni altro nella storia degli Stati Uniti”.
Secondo la stampa israeliana, Tel Aviv avrebbe chiesto a Washington almeno cinque miliardi di dollari annui di assistenza militare, quasi il doppio, in pratica, rispetto ai tre miliardi che riceve attualmente grazie ad un accordo ormai prossimo a scadere (termina nel 2018). Netanyahu ha in più circostanze ribadito che è disposto ad aspettare l’elezione del nuovo presidente Usa prima di raggiungere una nuova intesa con gli alleati americani nel caso in cui l’amministrazione Obama “non dovesse essere capace di rispondere alle nostre richieste di sicurezza”. La stampa israeliana, però, sostiene che Netanyahu avrebbe compiuto un passo indietro la scorsa estate e avrebbe confidato al senatore repubblicano Lindsey Graham che preferirebbe trovare un accordo prima che ci sia un nuovo inquilino alla Casa Bianca.
Il quotidiano Ha’aretz ha scritto che il governo americano avrebbe offerto a Tel Aviv due opzioni: una prima che garantirebbe alle casse dello stato ebraico 40 miliardi tra il 2018 e il 2028 a patto che Israele, in questo lasso di tempo, non faccia pressioni sul Congresso Usa per avere più denaro; una seconda in base alla quale gli Usa assicurerebbero agli israeliani “solo” 34 miliardi di dollari per 10 anni lasciando, però, a Tel Aviv la possibilità di chiedere al Congresso degli aumenti nel corso del decennio.
L’esecutivo di estrema destra guidato da Netanyahu avrebbe rigettato entrambe le possibilità nonostante l’aumento dai 4 ai 6 miliardi di dollari rispetto all’attuale accordo previsto in entrambi i casi. Sebbene i rapporti personali tra Netanyahu e Obama non siano idilliaci e le relazioni tra i due Paesi abbiano vissuto momenti di tensione, lo Stato ebraico continua ad essere il Paese che riceve maggiori aiuti militari da parte degli americani. Non solo: gli Usa lo hanno sempre difeso dalle proposte di condanna per le violazioni della legge internazionale e dei diritti umani nei territori occupati palestinesi. Emblematica a riguardo la lettera firmata questo mese dal 90% dei membri della Camera dei Rappresentanti in cui è stato chiesto a Obama di porre il veto a “qualunque risoluzione alle Nazioni Unite che fissi i parametri per i negoziati tra palestinesi ed israeliani”.