Medio Oriente

Soleimani per la pace e la sicurezza dell’Europa

Soleimani – Dopo la caduta di Mosul il 10 giugno 2014, le minoranze etniche nella Regione dell’Asia occidentale, in particolare curdi, turkmeni, yazidi e cristiani armeni, pienamente consapevoli della brutalità del gruppo terroristico Isis, non ne accettarono il dominio essendo le azioni e la natura di questo gruppo in contrasto con i principi etici di qualsivoglia civiltà, sia essa occidentale o araba. Queste minoranze hanno impiegato ogni sforzo per preservare la loro identità di fronte agli implacabili e pesanti attacchi militari di questa setta estremista e violenta.

Sul campo di battaglia, si resero presto conto che con l’aumento delle forze reclutate nei Paesi europei e nelle zone di guerra della Regione e grazie ai miliardi di euro messi a disposizione dai tirannici regimi arabi, affrontare l’Isis diventava sempre più difficile. In meno di pochi mesi Baghdad si è trovata sull’orlo del collasso e Siria ed Iraq sarebbero divenuti terreno fertile per lo sviluppo delle attività criminali di questo gruppo spietato e sanguinario.

Molti Paesi occidentali, tra cui gli Stati Uniti, non ascoltarono le disperate richieste di aiuto delle autorità dell’Iraq e della Regione del Kurdistan iracheno, e lo Stato anti-islamico dell’Isis si trovò ad un passo dall’avere uno spazio e dei confini sulla mappa geografica del mondo. La presenza di forze straniere, in particolare statunitensi, iniziata nel settembre 2001 con l’invasione e l’occupazione diretta dell’Afghanistan e dell’Iraq con l’obiettivo di cambiare la geopolitica della Regione, fallì nel suo intento. Adottando nuove tattiche e con il sostegno di gruppi estremisti come l’Isis, si diede vita a nuovi piani e stabilirono nuovi equilibri nella speranza di ottenere migliori risultati.

L’unico Paese che rispose in modo concreto e rapido alle richieste di aiuto per affrontare e contrastare questo gruppo fu la Repubblica Islamica dell’Iran. Il Gen. Qassem Soleimani, comandante della Forza Quds del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica, seppe gestire con tale consapevolezza e intelligenza la lotta all’Isis, da riuscire a bloccarne l’avanzata in Kurdistan e Iraq e a indebolirne gradualmente la struttura organizzativa interna, nonostante il sostegno non irrilevante fornito da  Stati Uniti e dalle monarchie arabe.

Come conseguenza del risentimento per le imprevedibili sconfitte dell’Isis e dei suoi sostenitori, fu pianificata quell’azione codarda e disumana che il 3 gennaio 2020 ebbe come obiettivo l’assassinio del Gen. Soleimani non sul fronte di guerra, ma in un luogo civile, un aeroporto, su ordine del diretto sostenitore del terrorismo nella Regione, il criminale Trump. Due giorni dopo l’assassinio del Gen. Soleimani, la Cnn in risposta alle falsità sostenute dai funzionari del Pentagono, riportava: “Alti funzionari della sicurezza nazionale degli Stati Uniti stanno cercando duramente di difendere l’affermazione della Casa Bianca che l’assassinio del Gen. Soleimani sia avvenuto in risposta alla minaccia immediata da questi rappresentata, contro gli interessi americani. La mancanza di prove ha suscitato serie perplessità sia nel Congresso che nell’opinione pubblica riguardo alla giustificazione dell’attacco”.

L’assassinio del Gen. Soleimani e di un certo numero dei suoi collaboratori, ha dimostrato ancora una volta che la guerra degli Stati Uniti non è contro il terrorismo. Gli stessi Stati Uniti sono essi stessi fonte di terrorismo e principale causa di insicurezza nella Regione. In qualità di stratega militare, Soleimani ha evidenziato la falsità delle posizioni americane nella guerra al terrorismo e il loro ruolo di difensori della sicurezza e della stabilità nella Regione. Egli ha sconfitto l’Isis aprendo la strada alla Resistenza nella Regione sotto forma di consultazioni politiche in Siria e Iraq.

Il valore del Gen. Soleimani nella lotta al terrorismo e agli estremismi, è stato riconosciuto da molti ambienti militari in tutto il mondo. La sua profonda conoscenza delle questioni regionali e le strategie messe in atto contro ogni forma di estremismo hanno messo in difficoltà i regimi di Stati Uniti e Israele. Attivo anche a livello diplomatico, ha svolto un ruolo importante nel ridurre le tensioni ed espandere i legami di amicizia tra i Paesi della Regione. La sua ultima visita in Iraq, su invito ufficiale del governo, era in relazione ad una lettera dei regnanti sauditi a cui portava una risposta. Il regime terroristico statunitense con questo assassinio, ha impedito che i suoi sforzi producessero risultati in favore della pace.

Le linee tracciate dal Gen. Soleimani nella geografia della Resistenza portarono alla distruzione del piano americano e israeliano di dividere la Regione come pianificato dal dominio dei terroristi Takfiri e dall’Isis. Il ruolo storico innegabile del Gen. Soleimani nella sconfitta del più grande e sanguinario gruppo terroristico contemporaneo è confermato anche dai nemici dell’Iran. È chiaro che l’assassinio di Soleimani sia derivato dal senso di impotenza e frustrazione dinnanzi al suo successo, a quello dell’Asse della Resistenza e dell’Iran. Il Gen. Soleimani e la sua personalità, che offre un modello di umanità al servizio degli oppressi e dei deboli, va ben oltre i confini dell’Iran e del mondo islamico. Citando la Guida Suprema: “La personalità e l’esistenza di questo martire della patria vanno considerate lezione di Vita, esempio da assimilare, solo così infatti si comprenderà a pieno il valore e il senso di questo Maestro e del suo insegnamento”.

La popolazione della Regione ben conosce il valore del sacrificio e del servizio reso dal Gen. Soleimani e dai suoi collaboratori nella lotta al terrorismo e agli estremismi in Asia occidentale e la loro reazione al suo assassinio, la grande e commossa partecipazione di diversi milioni di persone al suo funerale e alle cerimonie di lutto celebratesi in molti Paesi come Siria, Libano, Iraq, Yemen, fino all’India e al Pakistan, nonché gli hashtag a lui relativi diventati popolari in molte parti del mondo,  testimonia l’alta considerazione goduta nei popoli e nello stesso tempo conferma l’illegalità dell’azione terroristica Usa nell’assassinarlo.

Purtroppo, il silenzio soprattutto dei Paesi occidentali sedicenti contrari al terrorismo, è stata una tacita approvazione di questa azione e testimonia l’esistenza di standard di giudizio contraddittori rispetto al concetto dei diritti umani. Quel genere di doppi standard che ha consentito di ignorare le pesanti pressioni economiche esercitate sul popolo dell’Iran nella guerra economica del regime americano e di coloro che vi sono allineati, persino durante la pandemia da Covid-19che ha raddoppiato le difficoltà e le sofferenze della società iraniana.

Si può dire che l’Asia Occidentale per molti aspetti di carattere politico, geostrategico, economico e finanche culturale sia un luogo in cui confliggono interessi diversi e pertanto facile culla di contrasti violenti e guerre, capaci di determinare evoluzioni di portata globale. Per questa ragione quest’area del mondo è importante e delicata per la Pace, la stabilità e la sicurezza non solo dei Paesi della Regione ma del mondo intero. Sempre nel corso dei secoli e fino a epoche più recenti superpotenze internazionali hanno desiderato controllare questa parte del mondo  e molte delle guerre, dell’instabilità e delle violenze in Asia occidentale sono derivate proprio dall’ingerenza e dalla presenza di Paesi esterni a quest’area geografica.

Caratteristiche del ruolo vitale del Gen. Soleimani nella costruzione della pace e della sicurezza regionali

Le Lotte di questo grande combattente hanno impedito l’affermarsi della filosofia esistenziale dell’Isis ovvero il dominio sull’Iraq e il Levante e forse su altri Paesi della Regione e l’organizzazione definitiva e permanente del Califfato (anti) islamico.

Diminuizione della minaccia dell’Isis per l’Europa

Con la graduale sconfitta dell’Isis e grazie ai colpi inferti al suo apparato militare e logistico, si sono concretamente indeboliti i numerosi piani di questo movimento di inviare gruppi terroristici in Europa, per colpire Paesi tra cui Germania, Francia e Belgio come si è visto dolorosamente negli anni (2015-2018). L’Europa è da allora un luogo più sicuro, come molte autorità  politiche e di sicurezza europee hanno ammesso.

Allontanamento della minaccia dell’Isis dai confini della Repubblica Islamica dell’Iran

Secondo dichiarazioni e ammissioni esplicite di statisti americani, tra cui Hillary Clinton, Trump, ecc. L’Isis è stato addestrato, organizzato ed equipaggiato dalle forze statunitensi; successivamente questo gruppo terroristico grazie all’assistenza finanziaria e morale dell’Arabia Saudita ha iniziato le sue operazioni in Siria e Iraq. Dopo aver ottenuto il controllo di queste aree, l’Isis avrebbe dovuto raggiungere il suo obiettivo principale, ovvero destabilizzare l’Iran, creare insicurezza nel Paese, e sconvolgerne  confini e città. Qassem Soleimani, insieme ai suoi compagni di lotta, in qualità di “Difensori del Sacro Santuario” hanno combattuto lontano dai confini dall’Iran riuscendo a rimuovere la minaccia dell’Isis dai confini della Nazione iraniana.

Soleimani artefice del fallimento dei piani statunitensi nella Regione

Siria e Iraq avrebbero dovuto essere divisi in Paesi più piccoli, secondo il “Greater Middle East Plan” pianificato dagli Stati Uniti e dal regime sionista, con il consenso di alcuni Paesi europei e del regime saudita. Al contrario, il Gen. Qassem Soleimani e la Forza Quds, nel quadro della strategia della Repubblica Islamica dell’Iran, al fine di preservare l’integrità territoriale e geografica di questi Paesi, hanno impedito la loro frammentazione.

Ricostruzione dello spirito di fratellanza tra le due nazioni di Iran e Iraq

La guerra di otto anni (1980-1988) tra i due Paesi avrebbe naturalmente potuto essere all’origine di sentimenti di odio e inimicizia tra le due nazioni musulmane e confinanti, tuttavia il Gen. Soleimani presente ed efficace nella lotta all’Isis, con l’addestramento e l’organizzazione delle forze popolari irachene e il contributo di consiglieri militari, non solo ha potuto ristabilire ordine e sicurezza in quel Paese, ma ha favorito il rafforzamento dei vincoli di fratellanza, amicizia ed empatia reciproca tra i due popoli. Il glorioso funerale riservato al generale in Iraq è una testimonianza di questa affermazione.

Rispetto per la sovranità nazionale e l’integrità territoriale

Qassem Soleimani ha svolto un ruolo nel raggiungimento della stabilità e della sicurezza nella Regione, nel rispetto e nella difesa della sovranità nazionale dei Paesi che ne fanno parte e della loro integrità territoriale contro i gruppi terroristici.

  • Presenza nei Paesi della Regione. La presenza del Gen. Qassem Soleimani e dei suoi alleati in Iraq, Siria ha trovato legittimamente ragion d’essere nelle necessità di quei popoli e nell’invito ufficiale dei governi di quei Paesi, ed è avvenuta nel quadro delle norme internazionali, come personalità siriane e irachene, lodando il suo grande coraggio, hanno dichiarato.

Il mondo intero sa chi si cela dietro l’assassinio del Gen. Soleimani: Trump e i membri della squadra per la sicurezza nazionale del suo regime ne hanno riconosciuto  più volte la responsabilità. È giunto il momento di togliere la maschera dal volto violento, terrorista e estremista del governo americano, i cui crimini dovrebbero essere condannati dai governi e dalle nazioni libere del mondo. Un gruppo di esperti giuristi potrebbe stabilire un quadro di norme approvate da competenti organismi super partes, al fine di evitare che tali azioni in grave violazione dei principi su cui si basano le relazioni internazionali, possano ripetersi.

Il martirio del Gen. Soleimani, non solo non ha interrotto la sua opera, ma ha addirittura rafforzato l’Asse di Resistenza contro l’Isis e gli estremismi, accelerando l’uscita delle forze americane dalla Regione, neutralizzandone i progetti finalizzati a cambiare i confini geografici dell’area sconvolgendo gli equilibri di Paesi indipendenti.

Anche se con la scomparsa del Gen. Soleimani la Repubblica Islamica dell’Iran ha subito una dolorosa perdita, la presenza di decine di milioni di iraniani e iracheni al suo funerale testimonia la loro richiesta a perseguirne gli assassini, e ne rafforza la memoria. La nazione iraniana nonostante le sanzioni e le pressioni economiche più disumane, crede che il male verrà vendicato e che il bene riuscirà a prevalere.

La coscienza di ogni amante della libertà e della giustizia, condanna questo vile assassinio. La nobile nazione italiana con la sua lunga storia di civiltà,  i suoi giornalisti, analisti, politici e personalità di cultura e ricercatori dovrebbe condannare questo atto disumano, contribuendo a diffondere la conoscenza del Gen. Soleimani e della sua strenua lotta incoraggiando simbolicamente coloro che proseguiranno la strada da lui iniziata.

Dr. Mohsen Pakparvar (pakparvar@yahoo.com) Senior Fellow del Centro per le Ricerche Politiche e Internazionali (Ipis)

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