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Kazakistan, Paese strategico per gli Usa

Il Kazakistan è una sorpresa strategica nella seconda fase degli Accordi di Abramo? Cosa vuole Trump? Riportiamo un estratto dell’articolo analitico del Begin-Sadat Institute.

La nuova visione di Trump per gli Accordi di Abramo è molto più ampia rispetto alla versione originale. Cerca di costruire una coalizione economica, politica e di difesa nel “Grande Medio Oriente” orientale; una coalizione che possa fungere da contrappeso all’asse Mosca-Pechino, così come a Teheran e alla sua rete di alleati.

Il Kazakistan è il primo paese turcofono post-sovietico ad annunciare pubblicamente la sua intenzione di aderire agli Accordi di Abramo. Sebbene il Kazakistan abbia riconosciuto Israele nel 1992, l’adesione agli Accordi di Abramo non è un mero gesto simbolico, contrariamente alle ipotesi iniziali.

Oggi, il Paese è il partner economico più importante degli Stati Uniti in Asia centrale. Il 96% delle esportazioni totali della regione verso gli Stati Uniti appartiene al Kazakistan. Il commercio bilaterale ha raggiunto la cifra record di 4,2 miliardi di dollari nel 2024. La quota delle esportazioni statunitensi verso il Kazakistan ha superato il 53%.

Importanza del Kazakistan per Washington non è solo economica; è strategica

Il Paese è una delle maggiori fonti mondiali di minerali vitali: terre rare, antimonio, tungsteno e la seconda riserva mondiale di uranio. Nella competizione americana con la Cina e, in una certa misura, con la Russia, quest’area è uno dei principali campi di battaglia.

La posizione geopolitica dell’Asia centrale è considerata l’anello orientale di qualsiasi alleanza americana in Asia. Per questo motivo, la presenza del Kazakistan negli Accordi di Abramo potrebbe rappresentare il pilastro orientale dell’alleanza che Washington sta cercando di costruire.

Se Trump riuscisse a unire i paesi dell’Asia centrale, Israele, Arabia Saudita e i loro partner in un unico blocco economico-difensivo, affermano gli analisti, questa struttura potrebbe “superare la capacità dell’ex Unione Sovietica” e persino sfidare la Cina nell’equilibrio di potere globale.

di Redazione

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