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Kashmir, tra ingerenze straniere e sofferenza di un popolo

di Cristina Amoroso

Quello del Kashmir è un problema che si trascina da oltre sessant’anni, con la fine della dominazione britannica nel 1947 e che avvelena i rapporti tra India e Pakistan. Rimasto a lungo una disputa bilaterale tra Nuova Delhi ed Islamabad, con il conflitto in Afghanistan la questione ha assunto un’importanza strategica fondamentale per gli equilibri politici regionali e per la rete di alleanze costruita dalla Casa Bianca per la lotta al “terrorismo”, tenendo presente che anche la Cina rivendica una parte del Kashmir (l’Aksai Chin), occupata dal 1962.

Secondo il World factbook della Cia, il libro annuale che elenca tutti gli Stati del mondo che hanno in corso dispute con uno o più Paesi per la sovranità su regioni, isole o confini, il Kashmir, al centro delle rivendicazioni di tre potenze nucleari come Pakistan, India e Cina, rimane l’area contesa più militarizzata e pericolosa al mondo, nonostante le trattative avviate nel 2005 tra Cina e India e il cessate il fuoco firmato tra Delhi e Islamabad nel 2004. La disputa riguarda anche le acque della regione, da cui nasce il fiume Indo.

Le due parti hanno combattuto due guerre per il Kashmir dalla loro indipendenza dal dominio coloniale britannico rivendicando tutta la regione. E troppo spesso le truppe indiane e pakistane si sono scambiate il fuoco negli ultimi mesi lungo la linea di controllo (Loc), un confine de facto che divide il Kashmir nelle parti controllate dall’India e dal Pakistan. Il processo di pace è stato sospeso dopoché oltre 160 persone hanno perso la vita negli attacchi terroristici di Mumbai nel 2008, che Nuova Delhi ha imputato a miliziani con base in Pakistan.

Frattanto le tensioni di confine tra India e Pakistan vanno aumentando. L’India sostiene che nell’ultimo mese sono state almeno 30 le violazioni del cessate il fuoco dal lato pakistano lungo il confine. Secondo le forze di sicurezza indiane di frontiera, oltre 20 villaggi lungo il confine internazionale nella regione del Jammu & Kashmir sono stati pesantemente bombardati dalle truppe pakistane.

Circa 5mila famiglie sono state colpite dal conflitto tra New Delhi e Islamabad nel Kashmir sotto l’amministrazione indiana, come hanno riferito martedì i funzionari del Kashmir controllato, “Più di 15mila persone sono state trasferite temporaneamente in luoghi più sicuri come a Pora, Bishnah e Jammu con la fornitura di servizi di base”, ha dichiarato Sajjad Ahmad Kichloo, un sottosegretario a Srinagar, capitale estiva dello Stato indiano di Jammu & Kashmir. Il funzionario ha aggiunto che le violazioni del cessate il fuoco sono recentemente aumentate. La scorsa settimana, almeno quattro persone, tra cui due abitanti del villaggio, sono stati uccisi in uno scontro a fuoco tra le due parti. Molti altri sono rimasti feriti.

Gli analisti affermano che la situazione rimarrà tesa dato che il ministro degli Interni indiano ha ordinato alle forze di sicurezza sul confine di reagire efficacemente ai raid del Pakistan. Le forze di sicurezza indiane sostengono che le truppe pakistane sparano lungo i posti di frontiera per dare copertura ai miliziani che si infiltrano nel territorio indiano.

Quale sarà il futuro del Kashmir, rimarrà nello status quo con la Linea di controllo, si unirà all’India o al Pakistan, proclamerà la sua indipendenza interamente o lungo la linea del fiume Chenab? Considerate le tensioni tra i due Stati, il trasferimento forzato della popolazione, la situazione mondiale di crisi, auspichiamo che le parti interessate possano risolvere il difficile conflitto in maniera diplomatica senza ricorrere ad aiuti esterni, ad interventi di forze straniere in “missione di pace”.

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