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Kashmir, le forze di sicurezza indiane sparano sulla folla

di Salvo Ardizzone

Lunedì, in Kashmir, le forze di sicurezza indiane hanno sparato sulla folla, che manifestava sfidando il coprifuoco, uccidendo tre persone, fra cui due donne.

Le proteste sono scoppiate in seguito all’uccisione di Burhan Wani, un leader del gruppo separatista Hizb-ul-Mujabideen, ucciso dalle truppe indiane insieme a due compagni nel corso di un’operazione di intelligence finalizzata alla sua eliminazione, come ha dichiarato l’Ispettore Generale della Polizia della regione Javaid Gillani.

Quella morte, meglio sarebbe dire quell’esecuzione, ha scatenato la rabbia popolare per la brutalità delle forze di sicurezza indiane, che hanno reagito alle manifestazioni delle ultime settimane con estrema durezza; l’impiego delle truppe antisommossa, hanno causato la morte di 42 persone e il ferimento di altre 3500 oltre ad un altissimo numero di arresti.

Il Kashmir è al centro di un’annosa disputa territoriale fra India e Pakistan, che se lo sono conteso con due guerre e con un lunghissimo stillicidio di scaramucce ed incidenti fin dall’indipendenza dei due Paesi nel 1947.

Questo nodo irrisolto ha avvelenato i rapporti fra i due Stati, e continua a farlo malgrado nel 2003 sia stato concordato un cessate il fuoco e l’anno successivo sia stato avviato un processo di pace che stenta a decollare.

Malgrado nell’ultimo decennio la portata degli scontri fra gli Eserciti sia diminuita, la durezza di quella che è nei fatti un’occupazione militare delle truppe indiane in una terra a grande maggioranza musulmana, ha causato scontri endemici fra i reparti governativi ed i militanti che chiedono l’indipendenza; a detta del capo della polizia, solo nel 2016 ne sono stati uccisi 83.

La fiammata di proteste seguita all’uccisione di Wani, con tutta probabilità è destinata a continuare a crescere a causa dell’indisponibilità del Governo indiano ad accogliere le istanze della popolazione di una terra tenuta sostanzialmente sotto una ferrea occupazione militare. Lo stesso Iran, che pure ha con l’India forti e ramificate collaborazioni, ha preso posizione in difesa di un Popolo vessato, che vede disconosciuta la sua essenza.

Il fatto è che il Kashmir, pur essendo un territorio aspro e montagnoso, è posto a un crocevia assolutamente strategico dell’Asia Centrale, fra Cina, India, Pakistan e l’influenza russa nell’area. Questa miscela esplosiva di interessi contrastanti, fa del suo controllo un Grande Gioco che ha nelle popolazioni che ne debbono subire le conseguenze le vere vittime.

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