Alaa e Kassem, Jihad una scelta di vita
Ciò che vi raccontiamo oggi è una meravigliosa storia d’amore, fatta di emozioni e di fede, di giovani amanti della vita pronti a donare se stessi per una causa comune. Storie di Jihad. Sono momenti e circostanze in cui a prevalere sono le emozioni e l’imbarazzo. Riesce tutto maledettamente difficile, quando è l’imbarazzo a farti sentire nel posto sbagliato.
Ad Alaa e Kassem
Kassem Shamkha e Alaa Nejmeh, sono due tra i tanti giovani volontari che sono stati uniti da una stessa causa: respingere il terrorismo e salvaguardare i confini del Libano contro ogni usurpatore. Storie come tante, almeno in Libano, di giovani uomini che scelgono la strada del Jihad, dell’eterna lotta contro il proprio io, contro il demone interiore e contro ogni egoismo. L’unità del martirio che ha spinto migliaia di giovani libanesi, siriani, iracheni, pachistani e afghani a sacrificare la loro vita per il bene dei loro Paesi e per tutto ciò che è sacro. Sono giovani come tanti, con passioni e sogni da inseguire. Ma sono giovani che conoscono il valore della vita, della libertà e del sangue versato dai loro padri. Sono giovani che hanno conosciuto le sofferenze di una terra martoriata ma mai vinta. Sono figli di un popolo che non è mai scappato davanti alla crudeltà dell’invasore, che ha saputo costruire la propria casa distrutta dopo ogni bombardamento. Sono figli di un popolo che è rimasto fedele ad un’idea, una causa e una Fede. Sono figli che conoscono l’amore per la vita, conoscono il Jihad.
Una settimana fa, un calciatore professionista libanese di 19 anni, Kassem Shamkha ha perso la vita combattendo contro le forze terroristiche nella provincia siriana di Aleppo. Kassem è nato nel 1997 nel villaggio libanese meridionale di Burj Qallawiyah, ed è cresciuto a Burj al-Barajneh, un quartiere nella periferia sud di Beirut. Il centrocampista giocava per la squadra “Al-Ahed Sport Club”, che milita nella massima divisione libanese.
“E’ stato un giocatore di talento con un potenziale enorme per il club e per il Libano, ma ha scelto il percorso del Jihad”, ha dichiarato il segretario generale del club Mohammad Assi. “Egli passerà alla storia, era un eroe sul campo di calcio proprio come sul campo di battaglia in difesa della sua patria. Kassem Shamkha non sarà mai dimenticato dai suoi compagni e dal suo allenatore”, ha aggiunto Assi.
“Con grande orgoglio e onore, al-Ahed Football Club comunica il martirio di Kassem Shamkha mentre difendeva la nostra nazione e la nostra terra dai terroristi Takfiri. Congratulazioni per aver soddisfatto il tuo desiderio del Jihad, Kassem”, recita il comunicato del club del calciatore postato sulla pagina ufficiale di Facebook.
Il giovane centrocampista è stato elogiato anche sulla pagina Facebook del sito italiano Mondo Ultrà: “Il calciatore libanese Kassem Shamkha ha perso la vita ad Aleppo in Siria, mentre combatteva volontariamente con i suoi fratelli di Hezbollah invece di pensare alla sua carriera… Gloria a lui”.
Dai campi di calcio passiamo ai campi dei social media. Alaa Nejmeh, 24enne attivista di Facebook, leader Scout, attore dilettante, graphic designer è morto combattendo i terroristi Takfiri. Alaa è nato nel villaggio meridionale di Adloun l’8 gennaio del 1992 ed è cresciuto ad al-Kharayeb, un’altra città del sud del Libano. Alaa è rimasto orfano da giovanissimo e ben presto è divenuto il padre dei suoi tre fratelli e della sorella. Nonostante tutto, ha avuto un grande cuore pieno d’amore per la vita.
Ma lui, educato da una famiglia che crede fortemente nel concetto di Resistenza, ha scelto l’aldilà attraverso il Jihad lasciando dietro di sé la vita materialista e le sue tentazioni. Ha ricevuto diverse offerte di lavoro dalla Tv iraniana, ma lui le ha respinte per il bene della Resistenza. Alaa era anche un capo scout della Fondazione al-Mahdi Scout ed amava lavorare con i bambini. Oltre ad essere un padre per i suoi fratelli, ha educato e cresciuto i figli dei suoi compagni martiri.
La madre, vestita di bianco – così come aveva chiesto espressamente Alaa in caso fosse diventato un martire – durante i funerali ha tenuto una fotografia incorniciata del figlio, accompagnandolo verso la sua ultima dimora. Pace su di lui.
“A coloro che sono stati aggrediti è data l’autorizzazione [di difendersi], perché certamente sono stati oppressi… a coloro che senza colpa sono stati scacciati dalle loro case…” (Surah al-Hajj, 22:39-40)
di Giovanni Yahya Sorbello