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Italia: sequestro di sostanze stupefacenti dirette all’Isis

La polizia italiana ha sequestrato un ingente quantitativo di sostanze stupefacenti, destinati alla Libia, in partenza dal porto di Genova. Dalle prime ricostruzioni, pare, che le sostanze illecite erano dirette al gruppo terroristico dell’Isis.

sostanze stupefacentiLa spedizione conteneva 37,5 tonnellate di Tramadolo, un oppioide sintetico usato nel trattamento del dolore e utilizzato anche attivamente in Medio Oriente come sostanza narcotica. Tra le altre sostanze rinvenute vi è pure il Captagon, noto come “droga da combattimento”, una sostanza contenente anfetamine utilizzata dai terroristi in diverse zone di guerra in Medio Oriente per migliorare le prestazioni di battaglia.

I farmaci sequestrati erano stipati in tre container che si trovavano nella città ligure ma provenienti dall’India. Le sostanze stupefacenti erano mischiate a shampoo e tessuti sintetici.
Il valore della merce sequestrata si aggira intorno ai 75 milioni di euro. Il denaro, con tutta probabilità, sarebbe servito per finanziare le attività terroristiche dell’Isis.

L’indagine e il sequestro sono state coordinati dal reparto antiterrorismo della Polizia di Stato; si suppone che altre spedizioni, provenienti dalla Libia, sarebbero state effettuate in altre regioni dove vi è una presenza massiccia del cosiddetto “Stato islamico”, Mosul e Tobruk in particolare.

Quanto dichiarato dall’antiterrorismo lascia supporre che gruppi di sostegno al terrorismo coinvolti nel traffico di stupefacenti hanno base in Italia. A marzo, una società di analisi marittima, la  Windward, ha segnalato che le navi da carico che “scompaiono” nelle acque europee potrebbero essere coinvolte in traffico d’armi, droga o traffico di esseri umani. 

Sempre stando alle dichiarazioni della Windward, sono circa 300 le navi che hanno raggiunto le rive europee avendo dei documenti che si sono poi rivelati non validi. Mentre, sono circa 2.850 le navi che sono risultate “scomparse” prima di entrare nelle acque europee.

di Sebastiano Lo Monaco

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