Italia. Sentenza Berlusconi: l’ultima pagliacciata tutta italiana
Il 18 luglio, intorno alle 13, dopo una Camera di Consiglio lampo durata meno di tre ore, i giudici della II^ Corte d’Appello di Milano, ribaltando radicalmente la sentenza di I° grado che aveva visto Berlusconi condannato a 7 anni per concussione e prostituzione minorile, hanno prosciolto il capo di Forza Italia perché il fatto non sussiste per il primo reato e perché il fatto non costituisce reato per il secondo, facendo dire ai suoi legali che è una sentenza “che va oltre le più rosee previsioni”.
D’accordo. Si dice che le sentenze non si commentano ma si rispettano, lasciateci però qualche considerazione:
1°: la brevissima durata della Camera di Consiglio, fa pensare che per la Corte d’Appello le motivazioni per riformare completamente la sentenza di 1° grado erano assolutamente lampanti, il che è come dare degli incompetenti o peggio ai quei giudici. Ma è proprio così?
2°: girandola pure come si vuole, la sentenza d’appello dice che la stucchevole quanto imbarazzante storia d’un Capo di Governo che nel cuore della notte tempesta di telefonate poliziotti e magistrati per tirar fuori dai guai una prostituta minorenne sia normale. Sarà…
3°: allo stesso modo, si fa passare per vera la storia che chi ha preteso di governarci per anni sia un colossale babbeo, tale da bere oltre alla stratosferica panzana della nipote di Mubarak, anche tutto il resto, compresa l’età della stessa. Boh…
4°: e ancora, si ritiene che le mazzette sistematiche, date con disinvoltura alle protagoniste delle “cene eleganti”, non fossero il prezzo del silenzio ma graziosi regali disinteressati. Mah…
5°: che tutto questo poi avvenga quando l’apporto dei voti di Forza Italia, che Berlusconi continua ad usare in funzione delle esigenze personali, è assolutamente necessario a puntellare il Governo ed a portare avanti le decantate “riforme”, tanto care al gruppo di potere oggi egemone in Italia… beh… sarà pensare male, ma puzza tanto di scambio.
Si parla molto di riforma della Giustizia, come pure della necessità di restaurare il prestigio e l’autorità della Magistratura. Francamente sono vicende simili che ci rendono perplessi. Tanto. Soprattutto se confrontiamo certi atteggiamenti comprensivi della ragioni d’un simile imputato, con quelli applicati in molti, troppi altri casi, in cui si giudicavano semplici cittadini.