Primo Piano

Italia: recuperati 12 miliardi dall’Europa, sapranno spenderli decentemente?

di Salvo Ardizzone

Sul filo di lana 12,1 mld di € dell’Europa divengono disponibili per le nostre casse disastrate. Ma attenzione! Non sono soldi freschi; la nostra proverbiale inefficienza unita alle procedure bizantine di Bruxelles avevano messo a rischio questa fetta corposa dei fondi per la coesione 2007–2013. In parole povere: la nostra incapacità cronica di mettere in campo progetti decenti (e credibili) e di spendere i soldi a disposizione, uniti alla crisi delle casse dello Stato che doveva aggiungere i suoi di quattrini, li aveva praticamente fatti perdere come tanti (ma tanti davvero) prima.

All’ultimo momento (come sempre nelle nostre cose, incapace com’è la Pubblica Amministrazione di far le cose con un minimo di serietà) c’è stata una frenetica attività, tesa a riprogrammare le spese e, soprattutto, a fare abbassare la quota di cofinanziamento che l’Italia doveva mettere sul tavolo per averli quei fondi (tradotto: diminuire i soldi che in Italia si devono aggiungere a quelli dell’Europa). Il faticoso risultato è stato ottenuto con quattro riprogrammazioni, concordate fra Roma e Bruxelles, che rimettono in campo, appunto, i 12,1 mld da spendere a breve (entro il 2015) pena la loro perdita definitiva.

Ma se a Roma si stura lo champagne, negli uffici di Bruxelles si è guardinghi: troppe voci son arrivate sin lassù già nel corso della programmazione dei fondi strutturali per il periodo 2014–2020. Sono 32,8 mld, e si parlava con insistenza (e con incredibile disinvoltura) di trovare un marchingegno tutto italico per utilizzarli nella riduzione del cuneo fiscale o in spese correnti. Entro il 22 aprile si dovrà trovare l’intesa, e il Commissario Europeo alle spese regionali Johannes Hahn ha già messo le mani avanti con una secca lettera al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Del Rio: quei soldi sono destinati a misure strutturali, non congiunturali, che tradotto significa: scordatevi di utilizzarli per tappare buchi di bilancio vecchi e nuovi.

Certo, la risposta da Roma è giunta rapida e piccata: “L’Italia non ha chiesto né chiederà di utilizzare Fondi Strutturali per sanare la finanza pubblica o per tagliare il cuneo fiscale; piuttosto, entro il 22 aprile, sceglierà le azioni a favore di imprese, lavoro, servizi innovativi, bla bla bla…”.

Il fatto è che il Sistema Italia, se in una cosa s’è distinto e da sempre, è nello sprecare le poche opportunità di sviluppo. E in testa ci mettiamo l’apparato burocratico amministrativo che, complice una politica ebete e assente, ha preferito far perdere somme immense piuttosto che impiegarle quando non c’era tornaconto (dei “compari di casta”, del politico da tener poi “sotto scopa”, del sistema diffuso di clientelismo poco conta).

Che quei dodici mld possano essere usati in modo appena decente, beh, viste le premesse e l’esperienza, permetteteci di dubitarne assai, ma in un Paese disastrato come il nostro, e con la disperata necessità d’investimenti in infrastrutture (che troppo spesso mancano o cadono a pezzi), sarebbe l’ennesimo e gravissimo crimine d’una classe dirigente irresponsabile che ottusamente uccide il sistema produttivo su cui ingrassa.

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