Italia: proteste contro l’approvazione del tetto retributivo
Ieri, il 24 luglio, nel giorno in cui da un report della Coldiretti si apprende che 2 Italiani su 3 (il 67%) hanno tagliato la spesa alimentare in quantità e qualità, e che le famiglie costrette a comprare solo negli hard discount sono aumentate del 48% dall’inizio della crisi; nel giorno in cui il Fondo Monetario Internazionale taglia per l’ennesima volta la stima di crescita italiana per il 2014, portandola a un risicato +0,3%; i dipendenti di Camera e Senato hanno contestato rumorosamente i parlamentari dell’Ufficio di Presidenza, colpevoli d’aver approvato l’applicazione del tetto di 240mila euro annui agli stipendi più generosi d’Italia. Fra i dipendenti di Palazzo Madama e Montecitorio sono in molti a superare quella soglia a cui, tra l’altro, potranno comunque essere addizionate le generose “indennità di funzione aggiuntive”, fino al 25% del tetto stabilito (altri 60mila euro).
Il tetto dei 240mila euro è stato introdotto con il Decreto Irpef, e stabilisce che dal Presidente della Repubblica in giù, nessun dipendente dello Stato possa percepire uno stipendio maggiore. In risposta alla decisione presa, necessaria stante l’autonomia delle Camere per uniformarsi a quanto disposto nel Decreto, i dipendenti hanno accolto i componenti dell’Ufficio di Presidenza con urla, applausi di scherno e proteste varie.
A quanto pare, a seguito della decisione, si prospetta una valanga di pensionamenti dorati, permessi da un regime privilegiato appena sfiorato dalla cura Fornero e da altri provvedimenti simili.
È l’ennesima dimostrazione dell’arroganza, dell’egoismo e del disprezzo per la società che patisce per una crisi senza fine, d’un pugno di cosiddetti “lavoratori”, che hanno scambiato i vergognosi privilegi di cui hanno goduto, per tributi dovuti al loro ruolo.
Ci piacerebbe assistere a un confronto fra questi “signori” così duramente colpiti da quello che ritengono un sopruso, e i cassa integrati, gli esodati, i disoccupati e l’immensa platea di tutti coloro che lottano ogni giorno per tirare avanti.