Italia nomina l’ambasciatore in Siria
L’Italia si appresta a nominare l’ambasciatore in Siria, dopo aver lasciato il Paese più di dieci anni fa, a causa della guerra scatenata da terroristi sostenuti dall’estero. Stefano Ravagnan, che è attualmente l’inviato speciale del ministero degli Esteri per la Siria, è stato nominato ambasciatore e assumerà il suo nuovo incarico a breve.
Nel 2012, Roma ha richiamato i suoi diplomatici dall’ambasciata in Siria. Dopo 13 anni di guerra e mezzo milione di morti, il governo ha ripreso il controllo di gran parte del Paese. Il nord-est è controllato dalle forze curde sostenute dagli Stati Uniti, mentre altre parti del nord sono tenute da gruppi terroristici e truppe turche.
Italia: “Accendere i riflettori sulla Siria”
Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha affermato che la mossa è progettata per “accendere i riflettori” sulla Siria. La decisione arriva pochi giorni dopo che otto Paesi dell’Ue, tra cui l’Italia, hanno invitato il blocco a “rivedere e valutare” la sua politica in Siria.
“Il nostro obiettivo è una politica sulla Siria più attiva, orientata ai risultati e operativa. Ciò consentirebbe di aumentare la nostra leva politica e l’efficacia della nostra assistenza umanitaria”, hanno affermato i ministri degli Esteri di Austria, Croazia, Cipro, Grecia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e Italia in una lettera inviata al capo della politica estera dell’Ue, Josep Borrell. La lettera ha evidenziato “la situazione umanitaria” in Siria, che si è “ulteriormente deteriorata” poiché l’economia del Paese è “in rovina”.
I ministri hanno suggerito di istituire un inviato dell’Ue in Siria, che sarebbe incaricato di riprendere il contatto con l’ambasciatore siriano a Bruxelles e di coordinarsi con gli attori siriani e regionali.
Altri suggerimenti includono l’avvio di uno scambio strategico con i partner arabi e la gestione degli effetti negativi delle sanzioni dell’Ue che sono state imposte ad Assad. Attualmente, ci sono solo sei Paesi dell’Ue che hanno ambasciate operative in Siria: Romania, Bulgaria, Grecia, Cipro, Ungheria e Repubblica Ceca.
di Redazione