Italia, il Paese più servile della Nato. Almeno in questo siamo primi in Europa
Quattro caccia Eurofighter Typhoon italiani sono in corso di trasferimento in Lituania per dare il cambio a quattro F-16 polacchi; dalla base di Siaulai, dal 1° gennaio pattuglieranno lo spazio aereo dei Paesi Baltici nell’ambito della Nato Air Policing Mission. Il controllo dei cieli di quei Paesi (privi di forze aeree), da anni viene svolto a rotazione dalle aviazioni di altri Paesi membri della Nato; nella primavera scorsa, in concomitanza della crisi ucraina, la consistenza della missione è stata triplicata, portandola a 12 caccia.
Con questo impegno nel Baltico, l’Italia diviene il primo Paese dell’Alleanza a pattugliare i cieli di quattro Stati: Islanda, Slovenia, Albania e ora anche Lituania: un impegno massiccio e dispendioso per l’Italia, ma che non si ferma a questo, perché l’Aviazione Militare, con un contingente di base in Kuwait, è impegnata a sostenere le operazioni farsa contro l’Isil con quattro Tornado attrezzati per la ricognizione, due Predator e un’aviocisterna per il rifornimento in volo KC-767. Inoltre, come abbiamo sottolineato in un recente articolo, è presente con due Predator a Gibuti, ufficialmente per il supporto alle operazioni contro la pirateria, nella sostanza per monitorare l’area del Corno d’Africa, in ovvio collegamento con i comandi Usa. Ma non basta, perché presto, come abbiamo preannunciato, altri Predator saranno rischierati in Africa Centrale per il controllo di Nigeria, Mali e il sud della Libia, in sostituzione di un Predator Usa basato in Ciad.
È un dispiego di mezzi ingente quanto costoso, che non è finalizzato alla tutela di precisi interessi del Sistema Italia, ma all’obbedienza pronta a ogni esigenza espressa dal Pentagono. Lo stesso record di pattugliamenti in ambito Nato, non è certo dettato dalle dimensioni delle nostre forze aeree, ma dal fatto che, quanto a sudditanza e assoggettamento agli interessi di Washington, siamo primi in Europa.
È uno spregevole primato che dimostriamo in ogni occasione, anche e soprattutto andando sistematicamente contro gli interessi del Paese pur di obbedire.