Primo Piano

Italia, il Paese del Re Travicello

di Cristina Amoroso

Alle 12,54 di sabato 22 febbraio, è iniziato a Palazzo Chigi il primo consiglio dei ministri dell’era Renzi, tra le aspettative di tanti che hanno trascorso la mattinata a seguire le squallide dirette della Rai, interessata a cogliere il tricolore delle magliette dei figli di Renzi nel cerimoniale del giuramento dei ministri del più giovane primo ministro della storia repubblicana, che ha messo in piedi un governo “innovativo”.

Un governo giovane,“veloce” e accattivante. Solo 16 ministri nel rispetto delle quote rosa: mamme di famiglia al posto di femministe “discutibili”, il buon augurio di una bella pancia all’ottavo mese di gravidanza di una ministro, una seria imprenditrice modenese, una farmacista meridionale sotto scorta per minacce ricevute dalla mafia. Accanto alle otto quote rosa, non sono da meno i nuovi ministri dell’ex sindaco fiorentino, meno giovani delle colleghe ma altrettanto carichi di buone speranze e seri propositi.

Certo di innovativo rimangono solo le quote rosa e la giovane età di un governo che si è dato il 2018 come lungo traguardo della “sua” legislatura, e di un Primo ministro che, oltre a non essere stato scelto da nessun voto popolare e a  non avere indicato i suoi programmi, ha avuto una grande fretta a scalzare il primo ministro, Enrico Letta. La fiducia e lealtà tra compagni di partito è risultata evidente nel passaggio della campanella tra i due: dieci secondi di gelo assoluto.

Qualcuno ha parlato di tradimento, nel Paese avvezzo ai tradimenti, chiedendosi come si fa ad essere orgogliosi di essere italiani, di un Paese che, in due guerre mondiali, ha tradito spudoratamente gli alleati iniziali passando a combattere al fianco del fronte originariamente nemico, di un Paese dove la disoccupazione giovanile è dilagante; che non ricorda in Parlamento il numero di imprenditori che si sono suicidati; il cui primo ministro italiano si reca in Medio Oriente a chiedere l’elemosina e che svende il proprio patrimonio pubblico ed intellettuale. Come si fa ad essere orgogliosi di un Paese che ha due milioni di ragazzi appartenenti alla Neet Generation (not education, not employment, not training).

Riusciremo ad essere orgogliosi della nuova e giovane classe politica di un governo che spicca per i nomi dell’esponente di Confindustria e della Commissione trilaterale, Federica Guidi (Sviluppo economico), quello del presidente della Lega cooperative, Giuliano Poletti (Lavoro), dell’ex delfino di Berlusconi, Angelino Alfano (Interno) e del ciellino Maurizio Lupi (Infrastrutture)?

Riusciremo ad essere orgogliosi del ministro della Giustizia, Andrea Orlando, politico scelto all’ultimo momento al posto del magistrato contro le mafie, Nicola Gratteri, (esclusione voluta da Napolitano?), Nicola Orlando, celebre per aver proposto l’abrogazione dell’obbligatorietà dell’azione penale ed una delle tanti voci a favore della Tav e portavoce della proposta del Pd di fare intervenire l’esercito per difendere i cantieri.

Per chi crede che aveva ragione Hans Kelsen quando diceva che la democrazia rappresentativa è un sistema di finzioni e che la funzione dell’ideologia democratica sta nel dare ai cittadini l’illusione della libertà, diciamo che il governo Renzi, come quelli precedenti, ben riveste le finzioni della democrazia italiana, i cui burattini mascherano con le parole di libertà, diritti umani, solidarietà, giustizia, connettività e sicurezza cooperativa, la realtà di chi non è altro che un servitore occulto di occulti poteri, che siano mascherati da Ong o da clan burocratici o da lobby finanziarie o da sette religiose o da quant’altro.

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