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Vaticano. Terremoto nello Ior, saltano i vertici

di Mauro Indelicato

Quel che colpisce è la celerità con la quale le cose in Vaticano si stanno susseguendo; in un contesto plurisecolare, come quello della Chiesa, in cui riforme e novità si introducono con ritmi non sempre molto veloci, vedere come nel giro di 4 mesi, dalle dimissioni di Ratzinger in poi, di fatto si stanno rovesciando molti equilibri in campo, è davvero sorprendente.

Nello specifico, già dalle congregazioni (e questo lo abbiamo raccontato da principio, sottolineandolo spesso in diversi articoli pre–Conclave) si intuiva come il futuro romano Pontefice avrebbe messo mano allo Ior ed a tutti gli argomenti che hanno creato scandali su scandali tra le mura leonine; ma arrivare, nel giro di poche ore, alla nomina di una commissione prima ed alla cacciata di due importanti e potenti figure poi, sembrava fantascienza fino a qualche settimana fa.

A perdere il timone sono Paolo Cipriani e Massimo Tulli, rispettivamente, fino a qualche ora fa, direttore e vice–direttore generale dello Ior.

Di certo quindi, non due personaggi qualsiasi; in particolare, Cipriani è colui che per primo entrò in conflitto con l’ex presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, scontro dalla quale iniziò la guerra intestina al Vaticano che ha portato al clamoroso siluramento di Gotti Tedeschi, scelto qualche anno prima da Benedetto XVI, ed all’aumento dello strapotere di quello che adesso può essere considerato l’ex Segretario di Stato, Tarcisio Bertone.

Una squallida guerra di potere, squallida ancor di più se si considera che è stata ambientata in un contesto di Chiesa, nella quale ad intrecciarsi sono stati interessi, soldi, appalti e possibilità di controllo sul Vaticano; una guerra dalla quale Bertone voleva uscir vincitore e piazzare i suoi uomini in tutte le principali postazioni, ma che le improvvise dimissioni di Benedetto XVI ha interrotto bruscamente, facendo venire a galla tutti i nodi principali.

Le dimissioni di Cipriani e Tulli sembrano l’epilogo definitivo, una sorta di capitolazione di coloro che hanno dato il via alle danze, che dà ossigeno e respiro a chi vuole un cambiamento radicale in seno il governo della Santa Sede.

Dal canto suo, Papa Francesco non vuole perder tempo: i corvi di curia, dopo l’abdicazione di Ratzinger, sono ancora disorientati e senza strategia; Bergoglio, vuole dar loro la mazzata finale prima che abbiano il tempo di riorganizzarsi e dare un altro cattivo ritorno di immagine alla Chiesa.

Curia e Ior, sono le due principali spine sul fianco ed il Pontefice argentino sta aggredendo tali problemi con molta energia, grazie anche alla sua “latitanza” dai palazzi apostolici, che gli dà senza dubbio la possibilità di uno sguardo obiettivo e lucido su ciò che bisogna fare; sulla Curia, è pronta una importante riforma, che sarà messa nero su bianco ad ottobre, quando si insedierà ufficialmente la commissione di 8 cardinali incaricati di redigerne il piano. In più, Papa Francesco ha levato ogni tabù sull’esistenza di una lobby gay che cerca di influenzare il lavoro di curia.

Sullo Ior, per l’appunto, dopo la nomina della commissione e, ancor prima, le parole pronunciate nelle omelie nei primi giorni di pontificato, nel quale affermava che lo Ior è necessario ma fino ad un certo punto, adesso saltano le prime importanti teste. Da non sottovalutare anche la collaborazione con le autorità italiane, anche questo un tabù caduto giù; Cipriani infatti, è indagato dal 2010 in un’inchiesta inerente riciclaggio di denaro sporco.

Per adesso, le funzioni lasciate dal duo Cipriani–Tulli sono nella disponibilità del presidente dello Ior, Ernst von Freyberg, coadiuvato da Rolando Marranci in qualità di vicedirettore e da Antonio Montaresi nella nuova posizione di Chief Risk Officer con la responsabilità di compliance e progetti speciali.

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