Primo Piano

Italia. Dieci miliardi per i caccia “imposti”

di Mauro Indelicato

E’ pronto un altro schiaffo in faccia agli italiani e soprattutto al buon senso; non si sono ancora placate le polemiche circa l’acquisto di qualche settimana fa di alcuni F35 dal valore di tre miliardi di Euro, che già risultano pronti ad essere incamerati nell’aeronautica altri 90 F35, per un valore di dieci miliardi di Euro. Spese militari davvero folli quelle del governo, o chi per lui, che contrastano con l’austerity imposta in ogni ambito della spesa sociale, a cominciare da sanità ed istruzione; e così, mentre ancora gli italiani si dilettano in esercizi di retorica sul salvare o meno il posto di senatore ad un ex imprenditore e presidente del consiglio, ecco che quasi in sordina altri miliardi di Euro verranno buttati via per spese militari di dubbia utilità.

Non è certo solo colpa di Enrico Letta o del suo predecessore (sia al governo che nelle riunioni del Bildemberg, Mario Monti) se adesso si sta provvedendo all’acquisto di nuovi aerei militari; l’iter è partito nel lontano 1998, quando da poco al governo si era insediato Massimo D’Alema, il quale ha sottoscritto un protocollo di massima con il Pentagono per l’acquisto di 131 F35. Poi, con voto bipartisan che dimostra l’assoluta falsità della presunta rivalità tra destra e sinistra in Italia, si è andati avanti nella definizione di altri due protocolli che prevedevano importanti dettagli, i quali sono stati sottoscritti dal governo Berlusconi nel 2002 e dal governo Prodi nel 2007. Insomma, una sorta di commistione effettuata tanto da esecutivi di centro–destra quanto da esecutivi di centro–sinistra.

L’approvazione definitiva dell’acquisto di 131 F35, arriva nel 2009, ancora con Berlusconi, il quale ratifica l’accordo raggiunto tra il Pentagono e l’esecutivo guidato da Prodi. Tutto ciò si inquadra in un programma internazionale, di cui l’Italia fa parte e la cui appartenenza costa alle casse del nostro Paese un miliardo di Euro all’anno, a cui poi si dovranno sommare i dieci miliardi per l’acquisto dei caccia; Monti nel 2012, spinto da una consistente opposizione dell’opinione pubblica al progetto, si limita a diminuire il numero degli F35 da 131 a 90, ma la spesa comunque non è certo drasticamente diminuita. Tra la quota di appartenenza al progetto e l’acquisto effettivo, approssimativamente si può parlare di una spesa da 35 miliardi di Euro per il nostro Paese, soldi che certamente sarebbero molto preziosi in determinati contesti vitali per la nostra sgangherata economia.

Ma ciò che più sorprende ed indigna, oltre alla spesa folle in sé, è come determinati accordi internazionali vengano intrapresi senza che la popolazione sappia nulla; come può definirsi democratico uno Stato che si imbarca in un’avventura da 25 miliardi di Euro, senza che l’opinione pubblica abbia la possibilità di replicare o quantomeno dire la sua? Chi sapeva, nel 1998, della trattativa tra Pentagono e governo? Chi ha mai avuto la possibilità di seguire l’iter? Chi, politicamente, si è mai realmente opposto a questo progetto nelle aule parlamentari? E’ la solita storia, la solita minestra, che riguardano le decisioni inerenti le questioni più spinose dell’Italia: mentre i media fanno ingozzare la cittadinanza di argomenti futili o fanno loro credere che realmente esista una divisione PD–PDL, in realtà dietro tutti coloro che fanno parte del fantomatico “arco costituzionale” fanno e disfano a proprio piacimento. E il bello è che questi F35, potrebbero, ironia della sorte, in futuro servire per guerre effettuate in nome dei valori “democratici” da esportare con la forza nei Paesi del Medio Oriente.

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