Israele e l’incubo guerra con Hezbollah
Ancora una volta è la possibile guerra con Hezbollah che irrita e preoccupa l’istituzione militare di Israele. Il quotidiano israeliano Haaretz ha rivelato che alcune settimane fa l’esercito israeliano ha mostrato al gabinetto di sicurezza un elenco di possibili scenari di guerra al confine settentrionale e le sue implicazioni per il fronte interno.
Secondo il quotidiano, gli ufficiali hanno condiviso le stime dei danni in caso di un breve scontro con Hezbollah in Libano; cosa succederebbe se fosse durato circa 10 giorni; una campagna più lunga ma di media lunghezza, circa tre settimane; o un conflitto lungo più di un mese.
Il motivo per il briefing non è che i massimi esperti pensano che la guerra nel nord sia diventata più probabile, ma piuttosto che il governo sta ampliando la sua conoscenza dei problemi relativi alla sicurezza. L’intelligence israeliana pensa ancora che la probabilità di una guerra avviata da Hezbollah o dall’Iran sia bassa.
L’incubo dell’arsenale di Hezbollah
Haaretz ha rivelato che: “Secondo varie relazioni negli ultimi anni, Hezbollah ha da 120mila a 130mila missili a corto e medio raggio e alcune centinaia a lungo raggio. Circa il 90 percento dei razzi può raggiungere fino a 45 chilometri, il che significa che potrebbero raggiungere Haifa. La maggior parte di questi missili può portare testate da guerra fino a 10o chilogrammi.
Nel caso il conflitto dovesse esplodere, l’esercito israeliano progetta di evacuare centinaia di migliaia di persone che vivono all’interno del raggio missilistico, in altre parti di Israele. Il piano richiede una completa evacuazione delle città più vicine al confine settentrionale, ad eccezione del personale di emergenza, che comporterebbe l’evacuazione di 78mila persone da 50 città fino a quattro chilometri dal confine. In caso di guerra, Israele si troverà di fronte al dilemma se continuare a gestire l’impianto che estrae il gas naturale dai fondali marini del Mediterraneo.
Molto probabilmente, l’impianto di perforazione verrà spento per paura di subire danni irrimediabili in quanto il danneggiamento del rig durante il suo funzionamento potrebbe richiedere anni per essere riparato. Pertanto, in caso di guerra, l’impianto sarà probabilmente chiuso e la compagnia elettrica e il Ministero dell’Energia dovranno solo “gestire la domanda” per il potere – il che significa che, per la prima volta nella storia israeliana, potrebbero esserci periodi di black out in Israele.
Inoltre, Haaretz ha evidenziato che il cosiddetto Home Front Command e “National Emergency Authority” (noto anche con l’acronimo “Rachel”) hanno classificato come critici 50 sistemi infrastrutturali, il che richiederebbe un’ampio sistema di difesa. I sistemi includono energia e trasporto.
Un problema rilevante per le autorità israeliane è quello di gestire le paure degli abitanti delle regioni settentrionali, già scossi dai precedenti scontri con Hezbollah. Un conflitto a nord costringerà Israele a far fronte a centinaia di missili al giorno, e ingenti danni sia al nord che al centro dell’entità sionista.
di Giovanni Sorbello