Israele, la più grande minaccia è la perdita di alleati
La più grande minaccia strategica che attualmente deve affrontare Israele è il deterioramento delle sue relazioni estere, in particolare con gli Stati Uniti, dovuto principalmente ai tentativi del nuovo gabinetto di indebolire la magistratura.
Ogni anno, l’Institute for National Security Studies (Inss) pubblica un rapporto che descrive in dettaglio quella che ritiene essere la più grande minaccia che il regime di occupazione sta affrontando. Negli anni precedenti il rinomato istituto, affiliato all’Università di Tel Aviv, ha citato l’Iran, la guerra in Siria e il progetto missilistico di precisione del movimento di Resistenza Hezbollah.
Quest’anno, la sua valutazione annuale, ha avvertito che il gabinetto di estrema destra del primo ministro Benjamin Netanyahu potrebbe adottare misure che saranno percepite dall’Occidente come dannose, che potrebbero mettere in pericolo le relazioni del regime israeliano con Washington e la sua sicurezza nel lungo periodo.
Il rapporto afferma che i tentativi del regime di apportare modifiche al sistema giudiziario aumenteranno la polarizzazione all’interno dei territori occupati, indebolendo di conseguenza la resilienza – “una componente fondamentale nella capacità di Israele di far fronte alle minacce esterne”.
All’inizio di gennaio, il nuovo gabinetto ha presentato piani per rivedere il sistema giudiziario. Se attuate, le cosiddette riforme dovrebbero indebolire il sistema giudiziario, che Netanyahu e la sua coalizione di partiti di estrema destra e ultraortodossi accusano di portare avanti un’agenda di sinistra attraverso importanti sentenze dei tribunali.
Israele tra tensioni interne ed esterne
Il piano, che ha scatenato massicce proteste a Tel Aviv e Gerusalemme, lascerebbe anche la porta aperta al regime per annullare le accuse di corruzione che Netanyahu sta affrontando. Intanto, le tensioni tra la magistratura e il regime si sono intensificate negli ultimi giorni a seguito di una sentenza della Corte suprema che ha interdetto Aryeh Deri, ministro di Gabinetto, dalla carica politica a causa di precedenti condanne penali. Deri è uno degli alleati più stretti ed esperti di Netanyahu e ha svolto un ruolo centrale nel suo ritorno al potere.
Il rapporto dell’Inss afferma che la crisi giudiziaria e i tentativi di approvare leggi rappresentano un rischio significativo per i legami esteri del regime e le sue relazioni con i Paesi occidentali. A breve termine, continua il rapporto, ciò mette in pericolo la sicurezza e gli interessi regionali del sionismo occidentale.
Tamir Hayman, amministratore delegato dell’Inss, ha affermato che il 2023 pone una serie di sfide al regime nella regione. Il rapporto afferma che questa potrebbe essere la sfida politica più significativa di Netanyahu e avverte che qualsiasi danno alle relazioni con Washington avrebbe “un impatto diretto sulla gestione di Israele di altri fronti”.
di Redazione