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Israele costruisce discoteca in un cimitero musulmano di Gerusalemme

di Manuela Comito

Il regime israeliano ha edificato una discoteca nello storico cimitero musulmano di Ma’manillah nella Città Vecchia a Gerusalemme Est. Il luogo sacro ospita le spoglie di alcuni seguaci del Profeta Maometto e di eminenti studiosi. Quello di Ma’manillah è infatti il cimitero più antico e più grande di tutta la Palestina e comprende diversi santuari storici. Parte del sito sacro era già stato sottratto illegalmente in passato dalle autorità israeliane che vi avevano costruito un club e una caffetteria. Quest’ultimo vile atto è visto dalla popolazione araba come il tentativo di accelerare la giudaizzazione della città storica, oltre che come profanazione di un luogo sacro.

Diverse organizzazioni, locali e internazionali, hanno condannato aspramente le autorità israeliane per questo atto di dissacrazione, ma alle critiche il governo di Tel Aviv è abituato e di certo non sono bastate a fermare questo scempio. La Lega Araba ha definito l’atto un ‘crimine macabro’, sottolineando che da anni Israele aveva preso di mira il sito nel tentativo di impossessarsene, ed ha avvertito delle gravi conseguenze dell’irrispettosa profanazione di luoghi sacri islamici e cristiani ad opera dell’occupante israeliano in tutta Gerusalemme Est.

A questo monito hanno fatto seguito gli appelli di diversi gruppi religiosi che hanno chiesto ai Paesi musulmani e alle autorità palestinesi di attivarsi per porre fine alla profanazione. Fonti locali raccontano che le sepolture al cimitero di Ma’manillah continuarono fino al 1948, anno dell’occupazione della Palestina da parte dell’entità sionista che, una volta confiscato il sito sacro, lo profanò una prima volta adibendolo a parco pubblico. Questo è forse uno degli aspetti più drammatici dell’occupazione: il regime di Tel Aviv, fin dal primo momento, non si limitò a sottrarre illegalmente terre e risorse e a distruggere vite umane. Si assicurò anche di cancellare la memoria storica e profanare i siti sacri nel tentativo di occultare l’identità stessa del popolo palestinese.

Nel corso degli ultimi decenni, in totale disprezzo delle leggi internazionali, Israele ha sistematicamente messo in atto un piano per cambiare l’identità e la composizione demografica di Gerusalemme Est, la parte araba della Città Santa, perseguendo questo obiettivo con la costruzione e l’espansione degli insediamenti illegali, con la distruzione dei siti sacri e tentando di allontanare la popolazione palestinese, grazie all’aiuto dei coloni, che con le loro continue violenze terrorizzano i civili costringendoli ad abbandonare le loro abitazioni.

Il timore diffuso dei palestinesi, suffragato purtroppo da rapporti delle maggiori autorità religiose musulmane, è che il regime di Tel Aviv intenda completare l’opera di giudaizzazione della Città Santa edificando una sinagoga sulla Spianata delle Moschee.

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