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Il caso Chevron

di Alessandra Riccio

L’avvocato ecuatoriano Pablo Fajardo è davvero un gran bel tipo: di famiglia povera, ha studiato in istituti religiosi mentre tagliava l’erba o faceva pulizie per una compagnia petrolifera. Con una borsa di studio ha potuto studiare giurisprudenza a distanza nell’Università Tecnica di Loja dove si è laureato nel 2004. Una vita tutta in salita la sua e forse per questo, una volta conseguito il titolo di avvocato, Fajardo si è dedicato ad una battaglia senza quartiere contro la grande azienda petrolifera Texaco, oggi rilevata dalla non meno potente Chevron. Come rappresentante del Fronte di Difesa dell’Amazzonia difende più di 30.000 danneggiati dalla contaminazione della zona di Lago Agrio, sfruttata dalla Texaco e poi abbandonata senza bonificarla, e in questa veste ha difeso la causa dei suoi assistiti presso il tribunale di Sucumbios dove il giudice Nicolás Zambrano, il 14 febbraio 2011 ha dettato sentenza di condanna per la Chevron obbligandola a pagare come compenso e indennizzo nove milioni e mezzo di dollari, raddoppiati nel caso la compagnia non avesse chiesto scusa.

La Chevron ha naturalmente fatto ricorso e il 3 gennaio 2012 la condanna è stata confermata ma la compagnia non ne vuole sapere di indennizzare gli abitanti di Lago Agrio per il gigantesco danno prodotto. Fajardo ha, allora, chiesto ed ottenuto l’autorizzazione a sequestrare i beni della compagnia anche in Paesi terzi visto che attraverso una catena di compagnie affiliate, la Chevron non aveva apparentemente beni in Ecuador. Il giudice dell’Ecuador ha così sollecitato l’intervento della Giustizia argentina per effettuare i sequestri disposti secondo quanto stabilito dalle Misure Cautelari per l’Estero. Era il 31 ottobre 2012.
E’ passato quasi un anno e la Chevron, decisissima a non pagare, a non chiedere scusa, a non bonificare, si è rivolta alla Corte Federale di New York invocando la famigerata legge RICO del 1970 che riguarda il crimine organizzato e le mafie. Chevron chiede che sia annullata la sentenza del giudice Zambrano perché si tratta di un verdetto fraudolento e accusa i querelanti, il loro collegio di difesa e i periti di parte di voler fare un’estorsione criminale e di costituire una organizzazione corrotta.

I poveri abitanti di quella zona dell’Ecuador, che si sono visti sottrarre il petrolio e lasciare le terre ridotte a fanghiglia maleodorante, che si sono riuniti in un’associazione civile per difendere i diritti loro e della loro terra (si parla di mezzo milione di ettari), che hanno trovato un avvocato di straordinaria tenacia e sottigliezza giuridica, premiato con “l’Hero’s award” attribuito dalla Cnn a “gente comune ed eroi straordinari”, si troveranno adesso di fronte alla sentenza del giudice Lewis Kaplan, che sarà certamente a favore di Chevron.
L’avvocato Fajardo, accusato di far parte della malavita organizzata, ha già chiarito che comunque la sentenza ecuatoriana resta valida. Non a caso questo processo è stato, fin dal principio, chiamato “Il processo del Secolo”.

Fonte: http://www.giannimina-latinoamerica.it/2269-il-caso-chevron/

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