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Israele, in Parlamento donne vittime di molestie

Certo non è facile parlare di parità dei sessi o di quote rosa in uno Stato come Israele. Nella Knesset, il Parlamento israeliano, sono presenti 32 donne, di queste 28 hanno subito aggressioni sessuali o verbali. Questo quanto emerge da una tv israeliana che ha scoperto che spesso le aggressioni provenivano proprio dai colleghi parlamentari.

I precedenti

Eppure questi episodi non risultano nuovi nella politica in Israele. Nel 2007 l’allora presidente Moshe Katsav era stato accusato di violenza sessuale ai danni di due donne alla fine degli anni ‘90, per non parlare delle aggressioni ad altre due donne che allora facevano parte del suo staff politico. Triste anche il primato dell’esercito israeliano che negli ultimi due anni ha subito più di 250 indagini per violenze sessuali.

Lo scorso Dicembre, l’allora Ministro degli Interni e vicepremier Silvan Shalom, si è dimesso a seguito delle accuse di una dozzina di donne per molestie sessuali e aggressione.

Le indagini

Ora le indagini iniziano a seguito di una petizione firmata da 17 deputati francesi che denunciano non solo il numero dilagante di molestie sul lavoro ma anche l’elevato tasso di impunità. Insomma, essere una donna impegnata nella politica israeliana può essere assai rischioso e ora, grazie a queste indagini, se ne può parlare pubblicamente ascoltando anche le testimonianze delle vittime.

“Ancora oggi il fatto che sia una donna single in Parlamento mi mette in situazioni spiacevoli” ha detto Merav Ben Ari, membro del partito di centro Kulanu, “a volte le persone fanno commenti…”.

Esperienza simile per la sua “collega” di partito, Rachel Azaria: “Un consigliere comunale ha fatto dei commenti di natura sessuale su delle cose che avevo detto e tutta l’Assemblea è scoppiata a ridere (…), ho parlato con un consulente legale ma mi ha detto che non c’era nulla da fare”.

Il silenzio di fronte a queste discriminazioni non è più possibile e il Parlamento dovrà ora fare qualcosa per tutelare quelle vittime che, a seguito delle denunce, perdono anche il lavoro, vittime due volte di una stessa ingiustizia.

di Federica Albano

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