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Isfahan, l’altra metà del mondo

Visitare la città di Isfahan è come passeggiare in un grandissimo museo, costellato di monumenti, palazzi, edifici, siti archeologici, ponti, moschee e chiese. La zona più importante sotto il profilo storico, culturale ed architettonico di Isfahan è l’immensa piazza Naqshe-Jahan (in persiano significa Dipinto del Mondo), circondata dalla moschea Imam Khomeini, dalla moschea Sheikh Lutfullah, dalla regia di Ali Qapu e dal Bazaar tradizionale, riunendo un miscuglio più unico che raro di bellezze architettoniche e costituendo il centro dei principali monumenti: per questo è di solito la prima meta dei turisti iraniani e stranieri. La piazza venne registrata nella lista del patrimonio culturale nazionale nel 1935 e nella lista del patrimonio culturale mondiale dell’Unesco nel 1979.

Prima della salita al potere della dinastia Safavide, il luogo era un grande giardino che aveva lo stesso nome. Nel periodo del re Safavide Shah Abbas Primo (salito al trono nel 1588), il giardino venne trasformato in piazza e resa grande fino ai limiti odierni, cioè con una grandezza di 500 metri per 165 metri.

A nord di Isfahan fu costruito il portone “Qeisariyeh” che introduceva al bazaar della città; a sud nacque la moschea Jamè Abbassì, oggi detta moschea Imam Khomeini; ad est venne costruita la moschea Shaikh Lutfullah e ad ovest la regia di Ali Qapù. Nel grande rettangolo della Naqshe-Jahan si svolgeva il gioco del polo, l’esercito organizzava le sue parate militari ed il re e i cortigiani osservavano tutto dall’alto del secondo piano della regia di Ali Qapù. Ancora oggi, a nord e a sud della piazza vi sono le porte di pietra del gioco del polo, un gioco che in Iran si praticava dalla notte dei tempi e di cui gli iraniani rivendicano la creazione.

Bellezze architettoniche di Isfahan

Famosi viaggiatori europei come i francesi Chardin e Tavernier, l’italiano Pietro Della Valle, il tedesco Engelbert Kampfer hanno scritto pagine e pagine sulle bellezze architettoniche del complesso. Chardin lo descrive così: “Questa piazza a forma di rettangolo è una delle più belle del mondo. Intorno vi è un rivolo che scorre in un letto fatto di mattoni e calce nera, ed i marciapiedi che la circondano sono circa un piede più alti del rivolo. La larghezza del marciapiede è tale da poter lasciar passare facilmente quattro persone. Tra il rivolo e le stanze intorno alla piazza vi è uno spazio di venti piedi.

La piazza è circondata da stanze che sono tutte della stessa forma e collocate in due piani. Le stanze del primo piano sono ognuna divise in quattro stanze, due danno sulla piazza e due stanno dietro; le stanze che si affacciano sulla piazza hanno dinanzi un portico e delle colonnine, che le rendono particolarmente belle. Ognuna delle stanze ha dietro se dei corridoi che conducono al bazaar e che in estate sono molto freschi”.

Chardin prosegue così la sua descrizione: “Sui palazzi e le stanze intorno alla piazza vi sono delle nicchie per poggiare i lumi accesi e nei giorni di festa e nelle ricorrenze religiose, queste nicchie vengono riempite ed io non ho visto nessun posto nel mondo con tante luci; il loro numero si aggira sulle 50 mila”. Alla fine del suo diario di viaggio Chardin scrive di aver girato così tanto ad Isfahan di poter dire di conoscerla meglio di Londra.

Piazza Naqshe Jahan

Oggi la piazza Naqshe Jahan ha tutta la sua bellezza. Nei dintorni di essa vi sono le botteghe degli artisti di Isfahan che, con il potere quasi magico delle loro mani, creano splendide opere d’artigianato lavorando il legno, l’avorio, il vetro, i metalli e le stoffe. Dopo la vittoria della Rivoluzione Islamica la piazza viene usata anche per la preghiera collettiva del Venerdì e per i meeting di carattere politico.

Sul lato orientale della Naqshe Jahan, dinanzi alla regia di Ali Qapù, vi è una delle moschee più belle del mondo intero, la moschea Shaikh Lutfullah, un capolavoro del periodo di Shah Abbas Safavide costruito nel giro di 18 anni. La moschea ha alcune differenze con quelle normali: non ha il Sahn, o il cortile centrale e nemmeno minareti. Non è una moschea molto grande, ma al contrario è ricoperta di mosaici con stupende lavorazioni ed epigrafi spettacolari.

Gli argomenti e i colori usati nei mosaici sono unici. La luce all’interno dell’edificio viene filtrata da finestre reticolate collocate in particolari parti della cupola. La luce che penetra dalle finestre dona un’atmosfera soave e spirituale allo spazio interno. La pianta dell’edificio è quadrangolare ma verso il tetto assume forma ottagonale e poi circolare prima di andare a formare la cupola.

Arthur Upham Pope, famoso iranista americano, scrive così di questa moschea: “In questa moschea le dimensioni sono state scelte con gran cura dal punto di vista architettonico; la pianta è molto bella e di forza ed in poche parole l’edificio è un compromesso tra un mondo di gioia ed euforia ed un mondo di silenzio e serenità; ciò non può avere altra fonte di ispirazione che la fede religiosa e l’amore divino”.

di Yahya Sorbello

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