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Irlanda del Nord tra settarismo e violenza razzista

di Cristina Amoroso

Gli abusi sembrano non finire mai in Irlanda del Nord, dove la violenza settaria più che trentennale ha lasciato 3.500 morti e dove gli accordi di pace firmati nel 1998 hanno portato alla condivisione del potere tra protestanti e cattolici, ma non alla cessazione completa degli atti di violenza che si ripetono sporadicamente. Ora da qualche anno al settarismo si è aggiunto il razzismo a Belfast come nelle sei contee dell’Irlanda del Nord: nuove tensioni vedono nel mirino di gruppi razzisti ora le comunità Rom, ora quella polacca ora quella indiana.

Secondo un recente rapporto ogni giorno vengono segnalati alla polizia dell’Irlanda del Nord tre incidenti a sfondo razzista, inoltre negli ultimi cinque anni su 14mila casi segnatati di odio razziale solo 12 hanno portato ad azioni penali, secondo un rapporto sostenuto dall’amministrazione di Belfast.

Il Rapporto annuale sui Diritti umani e sull’Uguaglianza Benchmarking 2013/2014, pubblicato martedì scorso, sottolinea che ci sono stati 982 incidenti a sfondo razzista nel 2013-14, mentre ci sono stati 750 incidenti di questo tipo nel 2012-2013.

Gli autori del rapporto rivelano anche la natura degli attacchi, concentrati soprattutto nell’area metropolitana di Belfast, dall’inizio del 2014: quattro nuclei familiari (slovacco, afghano e polacco) presi di mira da piromani che hanno costretto due di loro a fuggire per proteggere i figli; famiglia polacca terrorizzata da una banda lealista; ciclista romeno colpito da escrementi gettatigli addosso;  attacchi ad una famiglia giamaicana; due uomini pakistani costretti a fuggire per attacchi dentro e fuori casa ed altri.

Il sondaggio, commissionato dal Consiglio Irlanda del Nord per le minoranze etniche (Nicem), ha anche scoperto che il razzismo ha soppiantato il settarismo tradizionale come la ragione principale per i dipendenti perseguitati, vittime di bullismo o minacciati nei luoghi di lavoro della regione. Si segnala che nel corso degli ultimi cinque anni il 75% di tutte le denunce di molestie in ufficio, negozio o fabbrica alla Commissione Equality in Irlanda del Nord sono legati ad abusi e intimidazioni a sfondo razzista.

Eppure, mentre nel corso dell’ultimo anno l’Irlanda del Nord è diventato uno dei peggiori punti caldi per reati di razzismo e incidenti di odio razziale, nel rapporto gli autori dicono che la regione è la patria di solo l’1% di tutti i migranti europei ed extraeuropei entrati nel Regno Unito.

Oltre a dare un quadro ad ampio raggio di insulti razzisti, intimidazioni e discriminazione nei confronti degli immigrati, la relazione valuta anche lo stato della comunità nomade irlandese, in Irlanda del Nord. Gli autori del rapporto notano che il 92% dei figli dei nomadi lasciano la scuola nella regione senza alcuna qualifica. Complessivamente, nelle scuole locali, il rapporto rivela che il 75% dei bambini appartenenti a gruppi etnici minoritari hanno subìto insulti dispregiativo-razzisti e che il 42%  degli studenti delle minoranze etniche è stato “vittima di bullismo razzista o molestie nella loro scuola”.

Il direttore di Nicem, Patrick Yu, ha detto che il rapporto di 104 pagine, è stato “molto opportuno” data la recente ondata di attacchi razzisti e lo sfogo oltre misura del pastore John McConnell contro l’Islam, che ha coinvolto il primo ministro Peter Robinson, in una presunta lotta ai musulmani. Sia il primo ministro che McConnell si sono poi scusati per i loro commenti, e Robinson ha rilasciato le sue scuse sui gradini del Centro Islamico di Belfast il mese scorso.

Yu ha dichiarato che il rapporto “mette in evidenza le carenze e le lacune di fondo nella tutela delle minoranze etniche in Irlanda del Nord in tutti i principali settori politici. Tali carenze devono essere eliminati se vogliamo affrontare le disuguaglianze di base e  i pregiudizi che provocano crimini d’odio in Irlanda del Nord”.
Le basi storiche del razzismo sono antiche ed ovvie: l’altro, il diverso deve essere considerato inferiore, per legittimare guerre ed oppressione. Per Churchill, esplicitamente razzista, gli indiani erano “un popolo bestiale con una religione bestiale” e gli inglesi nell’Ottocento non mancarono di scrivere trattati sull’inferiorità della razza irlandese, per rimanere nell’ambito anglosassone.

E quanto più le guerre si fanno sporche e ingiuste tanto più la violenza razzista acquista vigore nel manifestare i suoi lati più spregevoli fino all’umiliazione totale del nemico, su cui si esercita ogni tipo di abuso, di tortura che legittima l’oppressione e l’eliminazione, ne è un caso eclatante il carcere di Abu Ghraib in Iraq divenuto tristemente famoso.

E ancora si continua a parlare di razze, anche se il concetto di razza non ha alcun fondamento scientifico, come dimostrato dal genetista Luca Cavalli Sforza, lo scienziato italiano, che per circa quarant’anni ha lavorato alla Stanford University in California, ed è stato tra i primi a chiedersi se i geni dell’uomo moderno contengano ancora una traccia della storia dell’umanità e ha dimostrato che l’uomo appartiene a una sola e unica razza, la specie “Homo sapiens sapiens”.

Purtroppo appare ancora lontano quello che lo scienziato auspicava più di dieci anni fa, nel libro “Geni, popoli e lingue”,  che l’educazione e la cultura avrebbero relegato il razzismo agli errori e orrori del passato, perché è l’evoluzione culturale che determina l’evoluzione genetica.

Forse la realtà è che l’educazione è rimasta molto indietro e che si è fatta circolare poco la cultura. Avremo ancora tempo!?!?

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