Iraq, Usa dietro disordini a Bassora
Il comandante della milizia irachena Asa’ib Ahl al-Haq, una propaggine delle Unità di mobilitazione popolare (Pmu), lo sceicco Qais al-Khazali, ha denunciato i recenti violenti disordini nella città meridionale di Bassora come un complotto degli Stati Uniti per la disintegrazione dell’Iraq, chiedendo le dimissioni del Primo Ministro iracheno, Haider al-Abadi.
Parlando venerdì sera a una conferenza stampa, lo sceicco Qais al-Khazali ha dichiarato che le violente proteste di Bassora hanno messo a nudo un complotto americano che mira a gettare l’Iraq nel caos e fomentare la violenza settaria nel Paese. Analizzando i recenti attacchi contro i vari uffici ed edifici di partiti politici a Bassora, Khazali ha dichiarato che è sorprendente che i manifestanti citino problemi di carenza idrica mentre gli uffici del ministro incaricato della fornitura di acqua e del capo dell’amministrazione, Haider al-Abadi, sono rimasti intatti durante gli attacchi.
“La situazione a Bassora ha raggiunto un’impasse, quindi chiediamo le dimissioni di Haider al-Abadi”, ha aggiunto il comandante di Asa’ib Ahl al-Haq. Ha anche dichiarato che Washington cerca di interferire sulla scelta del primo ministro dell’Iraq. Avvertendo contro la trama degli Stati Uniti per squarciare l’Iraq e incitare conflitti settari nel Paese, Qais al-Khazali ha dichiarato che le forze combattenti di Asa’ib Ahl al-Haq entreranno in azione se la situazione della sicurezza dovesse peggiorare e la stabilità del Paese sarà minacciata.
Venerdì sera, una folla di manifestanti ha fatto irruzione nel consolato iraniano a Bassora, ha distrutto le proprietà della missione diplomatica, ha abbattuto la bandiera dell’Iran e incendiato l’edificio. La sede del consolato iraniano non è stata la prima e l’unica ad essere incendiata. I manifestanti, o presunti tali, avevano già dato alle fiamme anche edifici governativi, tra cui il quartier generale del governo locale, il partito Dawa al governo, il Consiglio supremo islamico e l’Organizzazione Badr.
di Giovanni Sorbello