Iraq: milizie sciite per liberare Ramadi dall’Isil
Iraq – Ramadi, la capitale dell’Anbar, è caduta nelle mani dell’Isil; l’8^ brigata dell’Esercito, che la difendeva, malgrado gli ordini del primo ministro al-Abadi, s’è ritirata alla periferia, lasciandosi dietro – stando ai comunicati locali – almeno 500 morti fra militari e civili, e un gran quantitativo d’armi pesanti e mezzi corazzati catturati dai terroristi.
Questa sconfitta è l’ennesimo risultato fallimentare della “cooperazione” fra Esercito iracheno e Stati Uniti da un canto, e dell’ottuso settarismo dei notabili sunniti della regione, governatore in testa, dall’altra, che hanno voluto escludere a tutti i costi le milizie sciite, che avevano dimostrato la loro efficienza riconquistando Tikrit e vaste zone del Paese, dalla difesa della città.
Il motivo era più che evidente: Washington e i sunniti temono di dover riconoscere il peso determinante degli sciiti nella riconquista e nella stabilizzazione dell’Iraq, salvo dover ricorrere a loro a danno fatto, perché sono l’unica forza efficiente sul campo, capace di sconfiggere i tagliagole del “califfato”.
Lunedì è giunto a Baghdad il ministro della Difesa iraniano Hossein Degan, per incontrarsi col primo ministro iracheno al-Abadi, il ministro della Difesa Khaled al-Obedi e il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito: il motivo della missione, che era già programmata, è mettere in chiaro che lo scopo di Teheran non è annettersi l’Iraq o una sua parte, ma sconfiggere un comune nemico che nessun altro, all’infuori degli sciiti, ha mostrato di saper/voler combattere seriamente.
Gli stessi comandi Usa, in un incontro avuto con il Governatore dell’Anbar che cercava rassicurazioni, hanno dovuto ammettere a denti stretti che le milizie sciite (Hashd al-Shaabi, come son chiamate) sono l’unica forza capace di contrastare l’Isil, e dare pieno assenso al loro impiego. Youssef al-Kilabi, un loro portavoce, ha dichiarato all’Associated Press che, avuto finalmente il via libera dal Governo, è pronto un piano per il contrattacco che dovrebbe riprendere Ramadi e liberare finalmente l’Anbar da quello che definisce “il nemico barbaro”.
di Salvo Ardizzone