Medio Oriente

Iraq, chi soffia sull’ennesima protesta?

Ad inizio di questa settimana è esplosa una violenta protesta in Iraq. Dopo quattro giorni di protesta i morti, secondo dati da verificare, sarebbero una trentina. I feriti superano i quattrocento. La protesta si è soprattutto concentrata a Baghdad. In piazza sono scesi soprattutto giovani, disoccupati fuori dalla logica dei partiti, che accusano il governo per il carovita e la corruzione. Nei giorni scorsi, in tutto lo Stato, c’è stato un Blackout elettrico e di internet.

Sin dall’inizio della rivolta il governo, guidato dal primo ministro Adil Abdul-Mahdi, ha cercato di sedare gli animi, prima proponendo tramite il Consiglio anticorruzione di licenziare circa mille funzionari accusandoli di appropriazione indebita e sperpero di denaro pubblico. “Il Consiglio supremo per la lotta alla corruzione ha disposto durante la riunione presieduta giovedì dal primo ministro Adel Abdul Mahdi, che i funzionari licenziati non potranno ricoprire posizioni dirigenziali statali nel futuro”. Questa la nota diffusa dal governo. Oltre questo, Mohamed al-Halbusi, presidente del Parlamento, ha invitato una delegazione dei manifestanti a partecipare questa mattina alla sessione della Camera dei rappresentanti per ascoltare e soddisfare le loro richieste.

Iraq, proteste e ingerenze

Il primo ministro Abdul Mahdi ha anche proposto un rimpasto ministeriale, lontano dalle quote politiche. Questo approccio politico però non ha convinto del tutto. Senz’altro la frustrazione e la delusione è tanta per la popolazione irachena, che si aspettava certamente di più dalle ultime elezioni. Soprattutto Mosul in cerca di soldi per poter ricostruire la città distrutta dalla guerra. Si teme che queste proteste possano spianare la strada a nuovi gruppi terroristici sostenuti da Paesi stranieri (Arabia Saudita, Usa e Israele).

Altra cosa che sta caratterizzando la protesta è il sentimento anti iraniano, fomentato e sostenuto dai “soliti” Paesi sopracitati, che ha costretto le autorità a chiudere i confini lungo i due valichi di Khosravi e quello di Chazabeh.

di Massimiliano Parisi

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