Iraq, attesa per la visita di Papa Francesco
Iraq – Il 5 marzo Papa Francesco atterrerà all’aeroporto internazionale di Baghdad – sede dell’atto di terrorismo commesso dagli Stati Uniti il 3 gennaio dello scorso anno.
Papa Francesco, cittadino argentino di origine italiana, non ha mai condannato Donald Trump e la sua cricca criminale per aver assassinato due delle figure più importanti della lotta al terrorismo: il generale iraniano Qassem Soleimani e e il comandante iracheno Abu Mahdi al-Muhandis – a cui i cristiani dell’Iraq e della Siria rimarranno per sempre debitori per averli salvati da massacri e atrocità.
La maggior parte degli iracheni si chiede il perché della visita del capo cattolico nel loro Paese musulmano, dove la minoranza cristiana di caldei e assiri ha le proprie chiese preromane e non segue il Vaticano.
Ci sono una miriade di altre domande sulla visita piuttosto sorprendente del Papa, che sembra essere stato invitato dagli attuali governanti laici (non religiosi) dell’Iraq. Nel corso della sua visita, Papa Francesco dovrebbe incontrare il grande ayatollah, Al-Sayyid Ali Al-Husseini Al-Sistani.
Sua Eminenza, che è considerata l’autorità religiosa islamica di alto livello con un seguito mondiale tra i musulmani sciiti, non ha dichiarato nulla al riguardo. Nemmeno l’Howza ha dichiarato se ci sarebbe stato la firma di un documento sul dialogo interreligioso.
Inoltre, non è chiaro se Francesco renderà omaggio al sacro santuario del Comandante dei fedeli, Imam Ali ibn Abi Taleb, l’Erede del Profeta Muhammad designato da Dio, i cui meriti secondo i musulmani superano quello del Profeta Gesù.
Non si sa nemmeno che il capo del Vaticano sarà portato alla Moschea Baratha a Baghdad, dove secondo le tradizioni islamiche, la Vergine Mari ha dato alla luce il Messia dopo aver viaggiato a est dalla Palestina per evitare le accuse degli israeliti, i cui attuali eredi, i sionisti, continuano a calunniare lei e Gesù.
Occupazione americana in Iraq e il silenzio del Papa
Inoltre, il Papa non ha mai dichiarato nulla sulla illegale presenza militare americana in Iraq, o sui crimini contro l’umanità commessi da Israele che spesso prende di mira Siria e Libano, oltre al genocidio in corso del popolo palestinese.
In ogni caso, l’ospitalità islamica non scoraggia i seguaci di altre religioni o i leader della chiesa dal visitare le terre musulmane. Alla luce di questi fatti, sarà interessante vedere quali commenti positivi dirà il capo della setta cristiana dei cattolici quando sarà portato dalle autorità irachene a Ur, dove avrebbe dovuto nascere il profeta Abramo, e riguardo al quale Dio Onnipotente dice esplicitamente nel Sacro Corano che non era né un ebreo né un cristiano, ma un retto Hanif (monoteista in senso stretto).
di Yahya Sorbello