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Iran, truppe Usa fuori dalla Siria

Iran – In seguito alla vittoria della Siria nella Ghouta orientale, un alto funzionario iraniano ha espresso speranza per l’esercito della nazione araba di liberare la provincia di Idlib, ora un importante baluardo dei terroristi, e ripulire le regioni orientali del Paese occupate dalle truppe Usa.

Giovedì scorso, durante una conferenza stampa a Damasco, Ali Akbar Velayati, consigliere senior del leader della Rivoluzione islamica dell’Iran, Ayatollah Seyyed Ali Khamenei, ha sottolineato il significato strategico di Idlib affermando che spera che la provincia nord-occidentale venga “liberata presto”. “L’est dell’Eufrate è anche un’area molto importante. Speriamo di fare grandi passi per liberare questa zona ed espellere gli americani”, ha aggiunto Velayati.

Il funzionario iraniano ha fatto questi commenti dopo un incontro con il presidente siriano Bashar al-Assad, che si è svolto poco dopo che la Russia ha annunciato la liberazione del sobborgo della Ghouta orientale nei pressi della capitale siriana, Damasco. La Ghouta orientale era una volta una roccaforte “ribelle” e una piattaforma di lancio per attacchi terroristici contro residenti e infrastrutture civili a Damasco.

Sia l’Iran che la Russia stanno dando una mano a Damasco nelle sue battaglie contro il terrorismo a livello nazionale. L’Iran ha offerto assistenza militare di consulenza all’esercito nazionale siriano, mentre l’aviazione russa fornisce copertura aerea alle sue operazioni di terra.

La crisi estera in Siria è scoppiata per la prima volta a Idlib nel 2011. La provincia è stata il punto focale della campagna militante contro il governo di Damasco. Le forze del governo siriano riconquistarono Idlib un anno dopo, ma cadde nelle mani dei terroristi nel 2015, quando una coalizione di mercenari Takfiri, incluso il ramo di al-Qaeda, Fronte al-Nusra e Ahrar al-Sham, lanciò un’offensiva nella provincia, prese la città di Idlib e pose un assedio ai villaggi a maggioranza sciita di al-Fu’ah e Kafriya.

Attualmente, la forza “ribelle” dominante in Idlib è Hayat Tahrir al-Sham, formatosi dopo che al-Nusra si è rinominato come Jabhat Fatah al-Sham ed ha inghiottito gruppi militanti più piccoli. Quando l’esercito siriano intensificò le sue operazioni anti-terrorismo e ottenne importanti vittorie in tutto il Paese, i mercenari e le loro famiglie iniziarono a riversare a Idlib nell’ambito di accordi di cessate il fuoco con il governo.

Molti dei terroristi sono arrivati da Aleppo alla fine dello scorso anno, altri da Homs e più recentemente dalla Ghouta orientale dopo aver raggiunto accordi di evacuazione con il governo di Damasco all’indomani della loro sconfitta sul campo di battaglia. Negli ultimi anni, il governo siriano ha inflitto pesanti colpi ai “ribelli” di Idlib nelle sue sporadiche operazioni militari, ma la spinta decisiva per liberarla deve ancora venire.

Occupazione statunitense dell’est della Siria

In mezzo al caos in Siria, gli Stati Uniti sono stati impegnati con le proprie attività militari unilaterali sul suolo siriano, oltre a guidare una coalizione di suoi alleati che presumibilmente doveva combatte i terroristi Daesh.

Damasco ha denunciato la presenza militare di Washington in Siria come illegale e una violazione della sua sovranità nazionale. Ha ripetutamente presentato denunce all’Onu sull’occupazione americana del suo territorio. La Russia ha condannato gli Stati Uniti, che hanno oltre duemila forze in Siria, per i tentativi di stabilire un punto d’appoggio permanente sulla sponda orientale dell’Eufrate fino al confine iracheno.

Dal 2014, gli Stati Uniti hanno anche gestito una base militare nella città siriana orientale di al-Tanf con lo scopo dichiarato di “combattere” Daesh. Tanf si trova in una zona in cui si incontrano i confini tra Siria, Iraq e Giordania ed è quindi di fondamentale importanza strategica. In molte occasioni, Mosca ha riferito che i terroristi operano liberamente “sotto il naso” di Washington attorno alla base di Tanf. Gli Stati Uniti sono stati a lungo accusati di collusione con Daesh per fornire un passaggio sicuro e supporto logistico ai membri del gruppo Takfiri nelle zone di conflitto.

di Giovanni Sorbello

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