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Una meschina Europa s’inchina al tiranno turco

di Salvo Ardizzone

Domenica, mentre a Diyarbakir in 50mila partecipavano ai funerali di Tahir Elci, l’ultima vittima della strategia del terrore manovrata dal regime di Ankara, a Bruxelles i capi di Stato della Ue s’inchinavano al primo ministro turco Davutoglu.

Com’era largamente prevedibile, a fronte d’un generico impegno a bloccare il flusso di migranti verso l’Europa, Erdogan ha visto accolte tutte le sue richieste: 3 Mld di € di aiuti; abolizione del visto d’ingresso nell’area Schengen a partire dall’ottobre del 2016 per i cittadini turchi; riavvio del processo di adesione alla Ue; istituzione di due vertici annuali al massimo livello fra Turchia e le Istituzioni di Bruxelles.

Per i leader europei, che vedono traballare i propri Governi sotto l’onda dei profughi che il “sultano” ha prima causato con le sue politiche in Siria e poi lanciato verso di loro, accontentare Erdogan è imperativo.

Diritti umani calpestati, libertà di stampa soffocata, repressione durissima, stragi di stato ed eliminazione di dissidenti scomodi, persecuzioni sanguinose contro i Curdi e, sopra ogni cosa, lo smaccato appoggio ai terroristi passano in secondo piano.

I giornalisti in galera, i giudici divenuti esecutori del regime, gli omicidi oscuri, le bombe sganciate sul Kurdistan, i massacri, le bande di Daesh e Takfiri che tentano di smembrare Siria ed Iraq perché il “sultano” possa avvantaggiarsi contano poco o nulla dinanzi al crollo degli indici di gradimento presso elettorati intossicati dalla martellante propaganda bugiarda di media che fanno a gara nel distorcere la realtà.

Grazie alla pochezza e sudditanza di governanti indegni del ruolo e del nome, con l’accordo di domenica Erdogan realizza un successo tattico in una settimana che lo aveva visto in grave difficoltà.

L’azzardo dell’abbattimento del Su-24 russo e le immediate ritorsioni politiche ed economiche di Mosca, che ha già approvato dure sanzioni, avevano messo in grave difficoltà il Presidente turco. Difficoltà aggravate dall’uccisione del noto avvocato curdo Tahir Elci, che ha fatto esplodere le proteste in tutto il Kurdistan, sempre più fuori dal controllo di Ankara.

Come detto, quello di Erdogan è stato un successo, si, ma essenzialmente tattico, visto il peso politico inesistente della Ue e della stragrande maggioranza degli Stati che la compongono, pronti solo ad inchinarsi al potente del momento dopo aver chiesto il permesso a Washington.

Sono altre le Potenze che incidono in Medio Oriente, e che si oppongono alle mire espansionistiche del “sultano”: Russia ed Iran per prime, e le altre realtà che stanno emergendo dalla lotta contro il fronte degli sponsor del Terrore.

Il confronto con esse sta già dando il suo risultato: il naufragio di una politica irresponsabile quanto criminale, di cui Erdogan sarà chiamato a rispondere.

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