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L’Italia tra cretinismo economico e “battilocchi” continua a silenziare il Ttip

di Cristina Amoroso

“Nella tradizione europeista sta la parte migliore dell’Italia, la certezza che abbiamo un futuro”, questa la frase delle Dichiarazioni Programmatiche per la fiducia del primo ministro nel suo discorso di un’ora e dieci alla Camera del Senato, riferita da Repubblica, delle prime cordiali telefonate al vertice di Matteo Renzi, ad Angela Merkel e al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahau. Niente di nuovo!

Nell’ambiguità e genericità del discorso di un primo ministro che si aggiunge ad altri due “battilocchi” quali Monti e Letta, nulla di concreto, nessun dato economico reale in una “lezioncina” nello stile renziberlusconiano, adatta più ad un mercato rionale che alle emergenze economiche di un Paese che sta morendo.

“L’Europa non è la nostra matrigna” ha rimarcato Renzi, auspicando che “nei prossimi 20 anni l’Italia possa guidare l’Europa politicamente”. Il fatto che al larvato euroscetticismo, manifestato in precedenza, Renzi abbia sostituito una chiara difesa dell’europeismo, il “Gigante incatenato” di Martin Shulz, lascia qualche perplessità non solo agli attenti analisti delle prossime elezioni europee del 28 maggio, in particolare della sinistra  Alexis Tsipras – e Barbara Spinelli -, ma anche a chi non è addentro ai lavori, ai quali è stato facile notare l’affettuosa evocazione renziana del padre dell’Europa, Altiero Spinelli, al confino nell’isola.

Nella situazione italiana “impietosa e devastante”, che “richiede un cambio radicale delle politiche economiche e provvedimenti concreti che con Padoan abbiamo discusso e approfondiremo nelle prossime settimane”, afferma Renzi, ma viene spontaneo chiedere a lui e al suo ministro dell’Economia, Piercarlo Padoan, di non silenziare il Ttip e  permettere che il dibattito sul Transatlantic Trade and Investment Partnership, accordo bilaterale di libero scambio Usa-Ue, abbia un percorso democratico di conoscenza e discussione democratica e non sia lasciato unicamente alla scelte delle elites economiche e all’approvazione delle elites politiche della Ue, con il pretesto di rilanciare l’occupazione e la crescita economica all’interno delle rispettive economie ampiamente depresse degli Usa e della Ue, nascondendo il fine reale di promuovere ancora una volta i poteri forti e tacitare i governi c.d. “democratici”.

Persone al governo come il ministro liberista Padoan, (capo economista dell’Ocse, presidente dell’Istat, ex consulente della Banca mondiale, della Commissione europea e della Banca centrale europea, ex presidente della Fondazione Italiani europei di Massimo D’Alema), come  il ministro Federica Guidi (Imprenditrice, ex presidente dei giovani imprenditori di Confindustria), come il ministro degli Esteri Federica Mogherini, (membro dello Iai (Istituto Affari Internazionali), del Consiglio per le relazioni fra Italia e Stati Uniti, del Network europeo per il Disarmo e la Non Proliferazione Nucleare (Eln), ed fellow del German Marshall Fund degli Stati Uniti ecc…), come il ministro del Lavoro Giuliano Poletti (presidente nazionale Legacoop) accetteranno, a vantaggio dei lavoratori, un dibattito pubblico o addirittura un referendum sul  Ttip, prima che la Ue possa approvarlo, come è di sua competenza, grazie al trattato di Lisbona, silenziando ogni voce di dissenso, attualmente già vivace in Europa, ma non in Italia?

Il trattato non può essere solo un affare fatto a porte chiuse tra Washington e Bruxelles, ma deve coinvolgere una seria consultazione con le imprese, i consumatori e i lavoratori, anche se il commercio è di competenza dell’Unione europea, i governi nazionali hanno ancora un ruolo fondamentale da svolgere. Intanto il 18 febbraio, si è conclusa la riunione sulla condizione dei negoziati sul libero commercio tra Usa e Ue, durata due giorni. La riunione ha preparato l’itinerario del quarto turno di negoziati, che si terranno a Bruxelles dal 10 al 14 marzo.

Certo l’accordo commerciale “afferma” di “creare crescita e occupazione” e non “minare la regolamentazione e gli attuali livelli di tutela in settori come la salute, la sicurezza e l’ambiente”.

In realtà fin dall’inizio, il partenariato transatlantico è stato guidato dalle corporazioni e dai loro gruppi di pressione: il Corporate Europe Observatory rivela che la commissione ha tenuto otto riunioni sul tema con i gruppi della società civile, e 119 con le società e le loro lobby. A differenza delle riunioni della società civile, queste si sono svolte a porte chiuse e non sono stati divulgati online.

Crediamo che neppure il nuovo governo italiano prenda posizione sul trattato e in particolare sulla clausola di “risoluzione delle controversie investitore-Stato” del Ttip, e neppure sulla necessità di proteggere la salute e l’ambiente del Paese contro il sistema alimentare industriale, che si tratti di organismi geneticamente modificati (Ogm) o di bisfenolo A (bpa), e di non aprire la strada alla diffusione di tale sistema voluto dall’accordo bilaterale di libero scambio tra due dinosauri del commercio mondiale, Stati Uniti ed Unione Europea.

Rimane solo un dubbio sul percorso perverso del Transatlantic Trade and Investment Partnership. Grazie al Ttip accanto al maiale americano nutrito con la ractopamina, contro cui i Tawanesi hanno manifestato forte resistenza,  troveremo istallate a casa nostra anche le Centrali nucleari, pur avendo espresso la nostra contrarietà al nucleare con un referendum?

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