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Psichiatria, regime totalitario tra crisi economica e bipolarismo

“La società civile ha l’obbligo di concentrare le proprie risorse umane e organizzative del sistema nazionale sanitario sulla salute dei cittadini e dei giovani in particolare. I giovani di ogni regione italiana, senza distinzione di sesso o di ceto sociale corrono il rischio di dover affrontare una patologia psichiatrica entro i 24 anni di età”, ha dichiarato in un convegno il presidente della Società italiana di psichiatria, Claudio Mencacci.

Bisogna curare gli effetti della crisi economica, secondo Mencacci “i servizi psichiatrici hanno l’obbligo di accogliere e curare i giovani che, a prescindere dagli effetti della crisi economica, non hanno un lavoro e non studiano, ma non hanno neppure una motivazione per svolgere una qualsiasi attività utile per la famiglia o la società. Un fenomeno sempre più diffuso, che va affrontato in via preventiva, perché toglie risorse esponenziali all’economia del nostro Paese”.

Crisi e depressione che solo negli Stati Uniti, Paese dove si monetarizza tutto, produce un danno di 83 miliardi all’anno, mentre “in Italia non esiste un dato preciso, ma si può sostenere che chi aveva una predisposizione alla patologia mentale, o era già malato, ha visto accrescere la depressione in misura del 30%. Per i nuovi pazienti che accedono agli ambulatori assistenziali sia ospedalieri che del territorio, negli ultimi 5 anni sono aumentati del 15%, rispetto a quando la situazione economica del Paese era migliore”, ha riferito Andrea Fagiolini, direttore del dipartimento interaziendale della Salute mentale di Siena.

E il bipolarismo?

È un termine di grande uso, che Giorgio Galli chiamava “bipartitismo imperfetto” della prima Repubblica riferendosi al Partito comunista e alla Democrazia Cristiana, e che nella seconda Repubblica si è incentrato nel berlusconismo e nell’antiberlusconismo, e che qualcuno ama definire la resistenza del popolo contro il neo-nazismo tecnocratico.

Ma il bipolarismo non è solo termine politico, visto che il 7 per cento della popolazione italiana è bipolare. Il bipolarismo e gli inspiegabili sbalzi d’umore, trattati in un convegno che oltre 300 psichiatri, psicologi e terapisti hanno tenuto  recentemente a Roma per affrontare la malattia bipolare con un approccio multimodale, dal trattamento dei sintomi alla cura della persona.

Il bipolarismo è una malattia psichica caratterizzata da instabilità dell’umore, dove si alternano periodi di alta energia, fase in cui l’individuo si sente onnipotente, a quella di bassa energia, dove il soggetto ha un umore basso, si sente depresso.

Il bipolare cerca aiuto solo quando si sente giù, nella fase di bassa energia. Di solito la malattia di tipo 1, la più grave, si manifesta tra i 20-25 anni, mentre il tipo 2, tra i 30 e i 40. “Il 2% della popolazione italiana soffre di bipolarismo di tipo 1, forma intensa della malattia – ha affermato Roberto delle Chiaie, docente di psichiatria all’Università “La Sapienza” di Roma – mentre il 7% è bipolare di tipo 2, che alterna i diversi stati umorali in modo più lieve”.

Grazie ad una corretta diagnosi da parte dello psichiatra, con una valutazione retrospettiva della vita del paziente, si riesce a capire, e quindi a curare efficacemente, un bipolare da un depresso. “Il soggetto bipolare non deve prendere antidepressivi – ha precisato Delle Chiaie – ma farmaci stabilizzanti dell’umore, come il litio. Un bipolare grave non curato potrebbe rischiare il suicidio – ha continuato lo psichiatra – come è successo alla scrittrice Virginia Woolf, al leader dei Nirvana Kurt Cobain, al chitarrista Jimi Hendrix”.

L’umore sarà stabilizzato – ovviamente – con la  terapia sulla stabilizzazione dell’umore:  la psico educazione, gli incontri settimanali di gruppo con lo scopo di far accettare al paziente l’assunzione dei farmaci;  la misurazione del cortisolo, l’ormone che misura la resistenza del soggetto allo stress; e la riabilitazione mentale, dove con l’utilizzo del computer si attua una sorta di ginnastica mentale, per contrastare i problemi di concentrazione e di scarsa memoria nei bipolari.

Fin qui la voce della psichiatria accademica, quella che è diventata la cinghia di trasmissione mediatica delle multinazionali a cui garantisce la penetrazione tecnologica del farmaco. Non è quella di Basaglia, Piro e di Binswanger che svelarono fin dal secolo scorso l’inganno di quel metodo scientifico che tuttora regge il fondamento della psichiatria accademica o biologica. Il limite umano viene raffigurato come il ciglio di un abisso insondato, intriso di angoscia e di solitudine, che incombe minaccioso sulla nostra esistenza. Gli psichiatri dovrebbero chiedersi:

Di chi siamo alleati noi psichiatri? Al servizio di chi mettiamo i nostri saperi? Agli esiti di quali ricerche scientifiche consegniamo il destino di chi ci si affida?

Siamo tutti malati di mente? Basta dare un’occhiata all’ultima versione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, noto anche con la sigla Dsm derivante dall’originario titolo dell’edizione statunitense Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders,  uno dei sistemi nosografici (i quadri sintomatologici sono descritti a prescindere dal vissuto del singolo) per disturbi mentali o psicopatologici più utilizzato da medici, psichiatri e psicologi di tutto il mondo, sia nella pratica clinica che nell’ambito della ricerca.

E condividere quello che afferma il dr Benson: “Oggigiorno la psichiatria è diventata fonte di corruzione, in modo particolare il tipo di corruzione che vorrebbe demonizzare e dichiarare malato chiunque si discosti dalla norma comunemente accettata. La cosa risalta subito da una lettura del Dsm in cui chiunque non si uniformi a quanto giudicato normale dalla classe dominante, viene etichettato malato mentale”. La cosiddetta “condizione” per cui una persona potrebbe rifiutare di conformarsi viene definita “Disturbo Oppositivo Provocatorio” o Dop. Il Dsm definisce questo presunto disturbo come un “modello continuativo di comportamento disobbediente, ostile e provocatorio” e lo collega al cosiddetto Disturbo da Deficit d’Attenzione e Iperattività (Adhd), un altro disturbo creato dal nulla di cui l’inventore – Dr. Leon Eisenberg –  ha dichiarato sul letto di morte trattarsi di un disturbo finto.

I bambini che sputano collera o lottano con i loro fratelli, per esempio, potrebbero essere dichiarati affetti da questa presunta malattia mentale, come pure bambini che esprimono disaccordo con i loro genitori o insegnanti, vengono segnalati per Adhd al centro neuropsichiatrico, che applica la terapia. Quanti sono i bambini sottoposti a terapie farmacologiche pericolose?

O chi dà in escandescenze contro un politico o un agente, o chi alza il volume della radio in maniera eccessiva e dietro telefonata dei vicini, viene sottoposto al Trattamento Sanitario Obbligatorio (Tso), come Riccardo Rasman di anni 33, deceduto nella sua abitazione durante l’esecuzione di un provvedimento di ricovero coatto.

Quanti sono i “malati mentali” sottoposti a Tso,tenuti legati al letto per ore, sedati con antipsicotici e deceduti? Giuseppe Casu a Cagliari, A.S. a Palermo, Edmond Idehen a Bologna, Roberto Melino ad Empoli, Francesco Mastrogiovanni a Vallo di Lucania, Luigi Salvi a Bergamo, Nicola Camardo a Torino… Il Tso è incarcerazione arbitraria ad opera di un esercito della Salute Mentale, formato da centinaia di psichiatri, psicologi, infermieri,educatori ed operatori che si sono prostituiti al servizio delle case farmaceutiche, esercitando il controllo sociale mascherato da cura medica, falsa medicina al servizio dello Stato e della repressione.

Le democrazie moderne usano anche questi mezzi per ottenere il consenso, dimenticando quel pensiero malinconico di Pascal: “Quale chimera è mai dunque l’uomo? Quale novità, quale mostro, quale caos, quale soggetto di contraddizione, quale prodigio? Giudice di tutte le cose, imbecille verme di terra, depositario del vero, cloaca di incertezza e di errore, gloria e rifiuto dell’universo”. Chi scioglierà questo groviglio? Non certo la psichiatria omologante e farmacoterapeuta.

di Cristina Amoroso

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