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L’Iraq chiede alla Turchia di ritirare le sue truppe dalla città di Mosul

di Giovanni Sorbello

Il governo iracheno ha chiesto al governo di Ankara di ritirare gli oltre cento militari turchi entrati in Iraq con carri armati e l’artiglieria nei pressi della città di Mosul. Baghdad ha sottolineato che l’azione non è autorizzata e rappresenta una grave violazione della sua sovranità. Mosul, la seconda città più grande dell’Iraq, dal giugno 2014 è sotto assedio dei terroristi dell’Isis.

Il ministero degli Esteri iracheno, ha dichiarato questa mattina in un comunicato stampa che le truppe turche hanno agito in totale violazione della sovranità del Paese, ed ha chiesto l’immediato ritiro delle forze militari di Ankara. 

Pesanti accuse nei confronti del regime turco arrivano da più fronti. A seguito dell’abbattimento da parte della Turchia di un jet russo di ritorno da una missione anti-terrorismo, il ministero della Difesa russo ha accusato direttamente la famiglia Erdogan di contrabbandare con l’Isis il petrolio siriano e iracheno.

Il ministero ha presentato foto dettagliate e prove video che mostrano colonne di autobotti cariche di petrolio che attraversano il confine siriano verso la Turchia dalle zone controllate dai terroristi.

A tal proposito, il Segretario dell’Expediency Consiglio iraniano Mohsen Rezaie ha riferito che: “Se il governo della Turchia non è informato sul contrabbando di petrolio dell’Isis nel Paese, siamo pronti a mettere a sua disposizione le informazioni di cui disponiamo”.

Il governo di Baghdad sta valutando se ci sono prove sufficienti del coinvolgimento della Turchia nel contrabbando di petrolio con l’Isis, per presentare una protesta formale al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Il denaro incassato dalla vendita di petrolio iracheno e siriano sul mercato nero turco, rappresenta per l’Isis “ossigeno” vitale per continuare la tua brutale attività terroristica nell’intera regione.  

Negli ultimi raid condotti dall’aviazione russa e dall’esercito siriano, sono state distrutte buona parte delle infrastrutture e dei mezzi che hanno permesso fino ad oggi ai terroristi di portare avanti il fruttuoso contrabbando di petrolio.

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