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Renzi a Teheran: “Follia dire che tutti islamici sono terroristi”

di Redazione

E’ giunto ieri a Teheran, il primo ministro italiano Matteo Renzi, il primo capo di governo occidentale in visita in Iran dopo l’abolizione delle sanzioni imposte dall’Occidente alla Repubblica islamica. L’Italia è stata un partner storico per l’Iran, e la dirigenza iraniana è stata esplicita nel voler concedere a Roma la chance di tornare ad esserlo dopo la parentesi delle sanzioni, che hanno ridotto ai minimi storici l’interscambio commerciale (attualmente fermo a 1,6 Mld di euro annui).

L’Iran intende attrarre investimenti internazionali fra i 30 e i 50 miliardi all’anno, e già a Roma Rohani ha firmato accordi che pesano 17 Mld; per questo nella folta delegazione che segue Renzi nel suo viaggio di due giorni, spiccano i vertici delle più grosse aziende.

Teheran offre straordinarie opportunità in molti settori: a parte il tradizionale Oil&Gas, c’è il petrolchimico, l’automotive (c’è da implementare il parco auto, invecchiato dalle sanzioni, per un Paese di quasi 80 ml di abitanti), le costruzioni e l’agroindustria. Ma è un altro il settore che potrebbe mettere l’Italia dinanzi a tutti gli altri pretendenti che sgomitano per entrare in un ricco mercato.

L’Iran è stato reinserito nel circuito bancario Swift, necessario per ogni transazione economica, ma le imprese estere che intendono investire nel Paese hanno difficoltà nel trovare grandi Istituti finanziari disposti a lavorare con Teheran.

Il motivo è che a tutt’oggi le forti pressioni degli Stati Uniti scoraggiano le principali banche mondiali ad allacciare rapporti con l’Iran, perché temono le ritorsioni delle Istituzioni finanziarie Usa. Così le richieste di assistenza delle aziende interessate a lavorare con Teheran restano bloccate, in attesa che si chiarisca la politica di Washington, e se si aggiunge che a gennaio ci sarà una nuova Amministrazione a decidere, è ovvio che ognuno è restio a fare il primo passo se non nell’ambito di un accordo di sistema che coinvolga il proprio Paese.

La dirigenza iraniana lo sa bene, ed ha già chiesto a Renzi di risolvere il problema con i principali Istituti di Credito italiani come Unicredit, Sanpaolo e Mediobanca. Se la situazione venisse sbloccata, sarebbe un fortissimo segnale per le altre banche europee che romperebbero gli indugi, e porrebbe gli Istituti italiani (e i loro clienti) in una posizione di primo piano nelle tante opportunità economiche e commerciali offerte dall’Iran.

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