Cultura

Cenni sul Sufismo

di Anastasia Maniglio

Tasawwuf o Sufismo è il settore della sapienza islamica che si concentra sullo sviluppo spirituale del musulmano. Bausani (1921-1988), islamista e iranista italiano, sostiene che l’islam, come ogni religione, nasca come esperienza mistica e adduce come prova di tale affermazione l’esempio del viaggio notturno con conseguente Ascensione (Isra’ wa mi’raj) del Profeta Muhammad, di cui si parla nel Corano nelle sure XVII:1, LIII:1-12 e LXXXI:19-25. Anche Massignon (1883-1962), orientalista e teologo francese, sostiene la misticità essenziale dell’islam antico, che solo in un secondo momento avrebbe ricevuto influssi dalle altre religioni (Bausani): cristianesimo (soprattutto per il lato ascetico), cristiano-neoplatonismo e gnosticismo (per la teorizzazione), religioni indiane (scarsissime influenze e comunque molto tarde).

Uno dei più antichi sufi persiani, Abu Nasr As-Sarraj di Tus (Khorasan, X secolo), così definisce il Sufismo nel suo trattato in Arabo Kitab al-Luma’ (“Libro dei Bagliori”): <<Quanto al Sufismo, le sue caratteristiche e la sua essenza, Muhammad ibn ‘Ali al-Qassab, maestro di Al-Junaid (celebre mistico, m. 910), interrogato su che fosse il Sufismo rispose: “Nobili costumi apparsi in un nobile tempo da un uomo con una nobile gente”. Interrogato egli stesso intorno al Sufismo Junaid rispose: “È lo stare con Dio Altissimo, senza intermediario”. Ruwaim ibn Ahmad lo definì così: “Lasciarsi andare a Dio, abbandonarsi alla sua volontà”. Richiesto intorno al Sufismo Summun disse: “Consiste nel non possedere nulla e non lasciarsi possedere da nulla”. Abu Muhammad al-Jariri lo definì come “l’entrare in ogni qualità elevata e l’uscire da ogni qualità ignobile”. ‘Amr ibn Uthman al-Makki si pronunziò così: “Il Sufismo in ciò consiste che il Servo (di Dio) si comporti in ogni momento nel modo più consono a quel momento”>> (Bausani).

È più diffuso nel sunnismo che nello sciismo, anche se i sunniti pensano che il rapporto diretto con Dio ce l’abbia solo il Profeta, alcuni sciiti lo ammettono solo per gli imam, differenziandosi quindi dai sufi che credono che ogni fedele possa avere un contatto con Allah. Secondo Bausani, gli sciiti perseguitano i sufi più di quanto lo facciano i sunniti. 

Il Profeta Muhammad ha ricevuto la barakatu ‘llah (benedizione di Allah) e l’ha trasmessa alla catena di iniziati, la silsila. È l’ultimo dei Profeti (gli altri dopo di lui sono falsi profeti). Anche ‘Ali è una figura importante (cugino e genero del Profeta), in quanto fonte esoterica dopo Muhammad e avente pietas musulmana.

La parola Tasawwuf in Arabo contiene quattro consonanti: T, S, W e F; T sta per Tawba = pentimento, che deve avvenire immediatamente, nel caso si sia compiuto qualcosa di haram, prima a livello esteriore e poi interiore; S è Safà = gioia e purezza, prima safà al-qalb (del cuore) e poi verso il suo centro nascosto; W è iniziale di Walàya = stato di santità degli amanti di Allah; F sta per Fanà = estinzione dell’io.

Per avvicinarsi ad Allah bisogna abbandonare le occupazioni mondane. Shari’a e sunnah sono importanti ma non sufficienti: come Allah ha inviato il Profeta per insegnare le varie scienze, così bisogna seguire le Parole di Muhammad e dello shaykh (in Persiano pir), nonostante non sia obbligatorio. Il murid (studente) si affida quindi allo shaykh che gli fornisce esercizi giornalieri di dhikr (ricordo di sé. Il Profeta diceva: “Chi ricorda se stesso, ricorda anche Allah”) e recitazioni del Corano.

Il primo grande nome di sufi è quello di Al-Hasan al-Basri (642-728). Di lui nulla ci è pervenuto, se non tramite le citazioni di altri autori. Nato a Medina, figlio di genitori entrambi persiani, si stabilisce a Bassora, dove diviene famoso per la sua profonda preparazione culturale e attrae a sé molti seguaci e studenti. È l’epoca omayyade.

I sufi si vestono di tuniche lunghe di lana (semplice ed economica), in Arabo suf e da qui “sufi”. Oppure dal verbo safa che significa “pulire”, infatti i sufi purificano il cuore. Oppure da ahl us-suffa, ossia “gente della veranda”, i compagni del Profeta che, dopo aver lasciato tutto, risiedono sotto una veranda fuori dalla casa di Aisha: quando Muhammad esce, sono i primi a incontrarlo; mostra predilezione verso di loro perché da un bicchiere di latte ne procura a sufficienza per tutti, facendoli assistere ad un miracolo.

Esistono ben quaranta confraternite sufi (turuq, singolare tariqa). Ci sono alcuni che si proclamano sufi ma contraddicono gli ahadith ad esempio, effettuando delle pratiche come ballo e canto che si discostano dalla dottrina islamica. Per riconoscere chi è un vero sufi, bisogna notare se tratta gli altri con gentilezza, se è umile (un sufi non si dichiarerà mai tale), se ha la barba lunga, se si veste preferibilmente di bianco…

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