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Striscia di Gaza: l’Egitto espande la “Buffer Zone”

Il confine israelo-egiziano (Wikimedia - Creative Commons / Idobi)
Il confine israelo-egiziano (Wikimedia – Creative Commons / Idobi)

di Manuela Comito

L’Egitto raddoppierà l’estensione della “zona cuscinetto” in costruzione lungo il confine con la Striscia di Gaza. Il governo egiziano ha autorizzato l’ampliamento della zona che attualmente misura 500m lungo il confine che si estende per più di 10 km. Nelle prime settimane di gennaio si lavorerà all’ulteriore ampliamento che porterà ad una “buffer zone” di 1km di larghezza.

Ciò comporterà l’abbattimento e la distruzione di oltre 800 abitazioni situate lungo il confine. Abdel Fattah Harhur, governatore della provincia del nord Sinai, ha dichiarato che le famiglie delle abitazioni interessate sono già state informate e che dovranno valutare se avere un rimborso in denaro o un alloggio sostitutivo e comunicarlo alle autorità del valico di Rafah. Già a metà ottobre erano iniziati i lavori per la creazione della ‘buffer zone’ che avevano portato alla confisca delle abitazioni e dei terreni agricoli di 680 famiglie che vivevano lungo il confine.

Il valico di Rafah è l’unico collegamento tra la Striscia di Gaza e l’Egitto per 1,7 milioni di persone, se si escludono i “tunnel della sopravvivenza”. E’ grazie ai tunnel che la popolazione di Gaza resiste. Attraverso i tunnel entrano i beni di prima necessità che dai valichi entrano col contagocce: vestiti, cibo, farmaci, bestiame, materiali da costruzione, persino apparecchiature mediche. Tutto quello che può consentire la sopravvivenza di una popolazione sotto costante assedio passa attraverso i tunnel.

La distruzione dei tunnel ad opera del governo de Il Cairo equivale ad una chiara presa di posizione di appoggio alla politica criminale del regime di Tel Aviv e di complicità nell’assedio alla popolazione palestinese della Striscia. L’esercito egiziano ha intensificato la distruzione dei tunnel sotterranei dal luglio del 2013, quando Mohammed Morsi, primo presidente democraticamente eletto in Egitto, è stato deposto con un colpo di Stato militare guidato dal generale Al-Sissi, capo dell’attuale governo. Più di 1600 gallerie sono state totalmente distrutte dai militari egiziani.

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