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Una Sicilia che cade a pezzi, tra incuria e malgoverno

di Adelaide Conti

Manca ancora poco, e nell’immaginario collettivo, oltre ai carretti, all’Opera dei Pupi e alle splendide città, la nostra isola richiamerà alla memoria anche i dissesti, i crolli, i cedimenti e la grave incuria a cui sono abbandonate migliaia di strade e ponti per tutto il territorio della regione. Il turista porterà via con sé il sapore dei nostri agrumi e la salsedine del nostro mare, accompagnati da quel senso di spossatezza e raccapriccio che caratterizzeranno i suoi spostamenti da una meta all’altra.

Il visitatore che nella stagione estiva approda nella nostra isola con la speranza di poterne apprezzarne ogni angolo, dovrà abituarsi a percorsi disastrati e a continui giri di giostra che finiranno per demotivarlo, facendogli optare per mete meno rocambolesche. Ben presto si troverà a fare i conti con una regione che, tra strade chiuse, ponti crollati, piloni che cedono, viadotti che si sgretolano e autostrade mai finite sembra essere rimasta ferma a mezzo secolo fa.

Va da sé, quando si parla di viabilità in Sicilia il primo pensiero è che le lancette dell’orologio si siano fermate per non ripartire più. Le strade, abbandonate dalle pubbliche amministrazioni che si ritrovano a fare i conti con le casse vuote, sono sempre di più. A pagarne le spese non sono solo i turisti, ma quelle migliaia di pendolari e di automobilisti che, per motivi di stretta necessità, sono costretti a intraprendere viaggi tortuosi, facendo lo slalom tra crolli e disagi di ogni sorta.

Del resto, che le strade in Sicilia non fossero un luogo sicuro, se ne è avuta contezza già quando, nel maggio del 2011, un viadotto, sul quale passava la linea ferroviaria che collega Caltagirone-Niscemi-Gela, crollò letteralmente lasciando in piedi solo un esigua parte della struttura. Il ponte si sbriciolò poco dopo il passaggio del treno, evitando per una manciata di minuti un disastro di proporzioni drammatiche. Per anni le due comunità sono rimaste completamente isolate. Siamo nel 2015 e del nuovo ponte ancora non c’è traccia. Ma questa è un’altra storia, dove la protagonista principale si chiama Burocrazia.

Stessa sorte per un ponte a Ravanusa nell’agrigentino, per non parlare del viadotto di Verdura tra Agrigento e Sciacca dove a crollare fu una porzione della costruzione. L’elenco delle rovine che paralizzano la viabilità in Sicilia interessa ogni provincia e condanna i piccoli borghi all’isolamento con il conseguente spopolamento. Di recente, tra lo sbriciolamento generale, si regista il cedimento di un pilone dell’autostrada A19, che collega Palermo con Catania, a causa di una frana e la chiusura della strada statale 124 siracusana anch’essa impraticabile a seguito di un evento franoso.

E mentre le nostre strade si sgretolano, arriva la notizia che lo Stato ha chiesto la restituzione di ben 273 milioni di euro alla Regione Sicilia perché il tempo per utilizzarli è trascorso infruttuosamente. Questi soldi erano la prima tranche dei Fondi Pac siciliani, quelli destinati all’occupazione e a progetti di sviluppo. Immaginiamo con quanta incredulità e rassegnazione lo Stato si sia ripreso i 109 milioni destinati ad appalti per infrastrutture. Siamo davvero al paradosso. Da una parte si invocano finanziamenti per rendere sicure le strade e dall’altra si getta via l’opportunità di fare davvero qualcosa di concreto. Con 109 milioni di euro si sarebbe potuto intervenire nei luoghi che ad oggi sono considerati più a rischio, mettendo in sicurezza una parte del territorio. Sarebbe stato già un inizio, se non fosse stato per i nostri amministratori, sempre impegnati a occuparsi d’altro.

Tuttavia i siciliani non devono disperare: il presidente Crocetta ha già fatto sapere che per chi volesse presto sarà possibile coprire la distanza tra Catania a Palermo in aereo, mentre a tutti gli altri, si consiglia vivamente di evitare ogni tipo di spostamento.

In caso di necessità irrinunciabile, è cosa opportuna munirsi, oltre che di un buon navigatore capace di indicare gli interminabili cantieri e le continue deviazione, anche di una certa abilità nel fronteggiare ogni sorta d’imprevisto. Perché il viaggio in Sicilia è sempre una grande avventura… Ecco, questo potrebbe essere lo spot pubblicitario per incentivare il turismo dalle nostre parti: “Vuoi vivere l’ebrezza di un’avventura mozzafiato? Vieni in Sicilia, sarà come andare sulle montagne russe. Parola di Crocetta!”.

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