Medio Oriente

Iran, l’era della egemonia Usa nella regione è finita

Il ruolo egemonico del regime americano nella regione mediorientale, negli ultimi anni è stato messo in forte discussione dal crescente ruolo della Repubblica Islamica dell’Iran. A tal proposito, Ali Akbar Velayati, tra i maggiori consigliere del leader della Rivoluzione islamica, Ali Khamenei, ha affermato che l’era della presenza americana in Iraq e Siria si è conclusa grazie al sangue del tenente generale Qassem Soleimani.

I soldati statunitensi verranno presto espulsi dalla regione, ha dichiarato Velayati sabato scorso, durante una cerimonia commemorativa del 40° giorno dopo il martirio del generale Soleimani. Il funzionario iraniano ha dichiarato che i sovrani americani hanno pensato invano di poter sconfiggere il movimento di Resistenza assassinando Soleimani.

Il 3 gennaio scorso, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ordinò gli attacchi che causarono il martirio del generale Soleimani, capo della Quds Force dell’Irgc, e di Abu Mahdi al-Muhandis, il secondo in comando delle Unità di mobilitazione popolare irachena. Dopo gli attacchi, il parlamento iracheno ha votato per espellere le forze statunitensi dall’Iraq.

L’omaggio dell’Iran a Soleimani e al-Muhandis

Velayati si è soffermato sulle oceaniche processioni funebri per Soleimani e Abu Mahdi al-Muhandis, che hanno messo in luce i sentimenti del popolo contro gli Stati Uniti. Massicce processioni funebre per Soleimani e al-Muhandis si sono tenute a Baghdad, Karbala e Najaf. Successivamente, il corpo del generale Soleimani è stato trasferito in Iran. Milioni di persone in lutto sono scese in piazza per rendere l’ultimo omaggio al generale prima ad Ahwaz e poi a Mashhad, Teheran, Qom e infine a Kerman, città natale di Soleimani.

Nelle prime ore dell’8 gennaio, l’Irgc ha attaccato la base aerea americana di Ain al-Assad nella provincia dell’Anbar nell’Iraq occidentale come parte della “Severa vendetta” per l’attacco terroristico americano. Usa Today ha riferito il 6 febbraio che, nonostante le truppe Usa fossero rannicchiate nei rifugi antiaerei, oltre cento militari americani hanno subito lesioni cerebrali a causa delle esplosioni. Il Pentagono ha recentemente annunciato che oltre cento membri dell’esercito statunitense hanno subito lesioni cerebrali traumatiche causate dall’attacco missilistico contro la base aerea.

di Yahya Sorbello

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