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Iran, entra in servizio la portaerei Shahid Bakri

In uno sviluppo considerato uno dei punti di svolta più significativi della potenza navale regionale, la Repubblica Islamica dell’Iran, attraverso il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie, ha annunciato l’entrata in servizio operativo della portaerei per droni “Shahid Bakri“. Questa imponente piattaforma navale, che ha subito modifiche fondamentali rispetto a una precedente nave portacontainer commerciale chiamata “Ferrin”, non è più una normale nave da guerra, ma un’espressione tangibile di una nuova dottrina navale, che illustra gli enormi progressi compiuti dall’Iran nelle sue industrie di difesa indipendenti e la sua volontà di proiettare la sua potenza navale a livello regionale e oltre.

La “Shahid Bakri” rappresenta uno straordinario balzo in avanti strategico, sia per le sue dimensioni, il suo ruolo e le capacità di combattimento e tattiche che porta con sé. È una vera e propria base galleggiante, dotata di tutti gli strumenti necessari per il combattimento, l’intelligence e la difesa. Il suo design è concepito per riflettere un profondo concetto strategico, che trasforma la nave in una base navale mobile, in grado di svolgere missioni continue in acque aperte senza dipendere da porti esterni, grazie a tre stazioni di rifornimento separate e alla capacità di navigare per un anno intero ininterrottamente.

Capacità “Shahid Bakri”

La “Shahid Bakri” si distingue per la sua capacità di trasportare almeno 30 imbarcazioni d’attacco veloci tipo “Tark”, imbarcazioni agili e letali, adatte alla guerra asimmetrica e allo svolgimento di operazioni di incursione navale. La nave comprende otto hangar progettati per vari tipi di droni ed elicotteri militari, consentendo operazioni di attacco e osservazione simultanee dal mare e dall’aria. Questa combinazione conferisce alla “Shahid Bakri” una doppia capacità di attacco, molto difficile da gestire, soprattutto in un’arena marittima satura di minacce.

In termini di armamento, la nave è dotata di sistemi di difesa aerea avanzati a corto e medio raggio, in grado di intercettare aerei, elicotteri e missili d’attacco. Inoltre, trasporta missili da crociera a lungo raggio in grado di colpire bersagli sia navali che terrestri con grande precisione. Si stima inoltre che la nave sia dotata di radar avanzati, sistemi di guerra elettronica e mezzi di raccolta di informazioni elettroniche, il che la rende un centro di controllo dell’intelligence navale a tutti gli effetti.

Oltre alla sua potenza militare, il comando iraniano non ha trascurato gli aspetti umani. La nave include un ospedale completo per fornire assistenza medica all’equipaggio durante le lunghe missioni e un piccolo campo da calcio al secondo piano: una scelta che dimostra l’impegno nel benessere dei combattenti e nel mantenimento di un morale alto durante i lunghi viaggi.

Messaggio strategico per chiunque aspiri al controllo delle acque che circondano l’Iran

La “Shahid Bakri” non è solo un’aggiunta tecnica alla marina iraniana, ma un chiaro messaggio strategico per chiunque aspiri al controllo delle acque che circondano l’Iran. È un simbolo della crescente capacità dell’Iran di sviluppare sistemi d’arma avanzati di propria produzione, pur dovendo far fronte a decenni di sanzioni e blocchi tecnologici. Questa nave simboleggia l’ingresso dell’Iran in una nuova fase di supremazia navale, in cui non solo il Golfo Persico e il Mar dell’Oman non sono più i campi di attività, ma anche il Mediterraneo orientale e l’Oceano Indiano.

In una realtà geostrategica tesa, la Repubblica Islamica sta segnalando che intende non solo difendere i propri confini, ma anche espandere la propria presenza marittima e difendere i propri interessi regionali con forza e audacia. “Shahid Bakri” riflette la punta di diamante della nuova dottrina, che combina potenza navale, intelligence e deterrenza proattiva.

A questo si deve aggiungere un altro fatto strategico essenziale: durante la guerra dei 12 giorni contro Israele, durante la quale le capacità missilistiche, dei droni e di intelligence furono dimostrate ai livelli più avanzati, l’Iran non fu affatto obbligato a utilizzare le sue armi navali – che rappresentano una delle sue maggiori componenti di potenza. Il significato di ciò è chiaro: la Repubblica Islamica conserva nelle sue mani mezzi di potere che non sono ancora stati utilizzati e che possono cambiare il volto dell’arena nel momento in cui lo desidera.

di Redazione

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